Marketing e messaggi pubblicitari

POTENZA DEL “MARKETING” E DEI MESSAGGI PUBBLICITARI

Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con
un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto:

«Sono cieco, aiutatemi per favore»

Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo
alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi,
senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi
scrisse sopra un’altra frase.

Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo
cappello era pieno di monete e di banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato
lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa
vi avesse annotato.

Il pubblicitario rispose: ‘Nulla che non sia vero, ho solamente
iscritto la tua frase in un altro modo’.

Sorrise e se ne andò.

Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era
scritto:

“Oggi è primavera e io non posso vederla”.

Morale.
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai
che poi andrà meglio: cieco, non-vedente…

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ROMA 15 OTTOBRE 2011 COME GENOVA 20 LUGLIO 2001

Roma, 15 ottobre 2011 - Manifestazione degli "Indignados" di tutto il Mondo

La Violenza ruba la scena a centinaia di migliaia di manifestanti pacifici giunti da tutta Italia.

A Londra, come a Roma, a Francoforte, Parigi, Atene, Madrid, ma non solo in Europa, bensì in tutti i continenti: dall’Asia, all’Alaska, in Oceania, in 82 Paesi, in 951 città, gli ‘indignados’ di tutto il mondo si sono dati appuntamento il 15 ottobre per manifestare pacificamente contro l’economia mondiale, contro gli speculatori finanziari e contro quella politica che soccorre le banche più che i cittadini.
Solo a Roma la manifestazione, che pure ha visto la convergenza di decine di migliaia di cittadini venuti da tutta Italia, è stata vanificata da poche centinaia di violenti che chiaramente hanno cercato di rompere gli obiettivi pacifici della manifestazione per passare direttamente alla violenza di piazza con atti di vandalismo fino allo scontro con la polizia.
Black bloc, incappucciati, ultra’ infiltrati, organizzati per la guerriglia urbana prevedibile in questa occasione, prevista e già denunciata tant’è che erano già scattati i primi arresti: quattro anarco-insurrezionalisti in una vettura carica di caschi, maschere antigas, fionde e biglie di vetro ecc (Il Giornale di Puglia del 16 ottobre) fermati in mattinata, dopo un inseguimento, vicino Roma.
Possibile che l’intelligence, la polizia o i carabinieri non abbiano schedato e tenuto sotto controllo neppure uno degli individui che puntualmente approfitta di ogni occasione per scatenare la violenza di piazza? Che nessuno si accorga che qualcosa si sta organizzando attraverso i social-network e gli sms e sia in grado di prevenirlo?
O dobbiamo credere che i violenti non siano romani ma barbari discesi dalle pianure della Pannonia?
Possibile che il grosso delle forze dell’ordine intervenga dopo? Dopo e troppo tardi, perchè se la miccia è stata accesa da poche decine di violenti, dopo, la guerriglia ha coinvolto parecchie centinaia di giovani.
Ed ancora, possibile che dopo quattro ore di guerriglia i vigili del fuoco non erano ancora presenti quando hanno dato fuoco al blindato? Era necessaria la spettacolarizzazione dell’incendio? Per gratificare chi?
Ed infine, possibile che qualche falco della destra di governo sia stato prontissimo a strumentalizzare l’accaduto per accusare la sinistra d’essere regista della violenza?
Strane coincidenze in uno strano Paese, soprattutto in considerazione che la manifestazione non era locale, contro il Governo, ma contro la finanza mondiale da parte della fascia di popolazione più colpita dalla crisi, quella giovanile che non vede un futuro di fronte a sé.
Come ha detto Mario Draghi: “ i giovani hanno ragione a prendersela con la finanza” per concludere dopo gli scontri “un gran peccato!”

 

      

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Saranno gli indignados a cacciare i mercanti dal tempio?

Saranno gli indignados a cacciare i mercanti dal tempio?

Oltre a palazzo Grazioli anche il Parlamento italiano è affollato di escort:
persone, uomini e donne che si vendono a clienti molto speciali.
Molto speciali i clienti, molto alti i prezzi: assegni con tanti zeri, poltrone e poltroncine, reali o promessi, si vedono turbinare in questi giorni; un giro vorticoso che avvolge singoli e gruppi di parlamentari.
E, come palazzo Grazioli, anche il Parlamento assomiglia sempre più ad una “casa chiusa” da cui nessuno si affaccia per vedere cosa succede nella vita reale, perche’ estraniato ed intento a perseguire personalissimi quanto loschi affari, non certo nell’interesse del Paese!!!
Un mercimonio della coscienza, della giustizia, dell’onore.
Ma l’opinione pubblica, incerta, sfiduciata, sottomessa, è nuovamente sollecitata e spronata da un nuovo movimento.
Dopo lo scossone di quello femminile del “Se non ora Quando?” sono oggi gli “indignados”, i giovani,
a prendere il testimone. E’ una protesta pacifica, dal basso, per riappropriarsi del futuro criticando le strutture della rappresentanza politica, accusata di non essere partecipativa e gli istituti del mondo finanziario denunciato come forza economica distruttiva per la società perché ne accresce le diseguaglianze.

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IL FAMILISMO ITALIANO

IL FAMILISMO ITALIANO

Il tanto decantato “ammortizzatore sociale” rappresentato, in Italia, dalla famiglia (tanto decantato dagli organi governativi impegnati a favorire i potentati economici più che ad aiutare i lavoratori), supplisce egregiamente all’assenza dello Stato, ma produce o meglio accentua, tanti problemi tipici italiani
Doversi rifugiare nell’ambito familiare come ultima spiaggia quando si è alle strette, poter contare solo sui parenti, e sulla rete dei familiari ed amici, rafforza sempre di più l’attaccamento alla propria famiglia e, contemporaneamente, accresce il distacco dalle responsabilità sociali.
Il massimo della solidarietà tra i membri della famiglia e del gruppo di appartenenza, coincide con il massimo del rifiuto della società civile.
Il fenomeno mafioso rappresenta la massima forma di realizzazione di questa condizione,
ma non da meno lo sono le degenerazioni rappresentate da corporazioni, albi professionali, ordini, caste chiuse che condizionano la nostra società.

Ma quale è la situazione della donna in questa famiglia?
Dalla notte dei tempi (…ma quanto tempo fa?) la donna era proprietà del padre, prima, e del marito, poi: non apparteneva che in minima parte a se stessa.
Fino a poco tempo addietro, la donna non aveva diritti civili: in Italia ha avuto il diritto al voto una sessantina di anni fa (2 giugno 1946); in Italia lo stupro non era considerato offesa alla persona, ma reato alla morale.
Più recentemente, e più subdolamente, la donna è stata idealizzata come “madre” o “angelo della casa”, in alternativa, “oggetto di desiderio sessuale”.
Fin dalla nascita la donna è soggetta a questi condizionamenti ancora esercitati, almeno su alcune parti del territorio, all’interno della famiglia, a partire dalla madre stessa, dal padre, dai parenti e dai coetanei (vedi la distinzione dei ruoli di gioco tra bambole e pistole).
Non deve, quindi, sorprendere che una buona parte delle donne non si sentano “mentalmente” libere, ma abbiano interiorizzato i ruoli imposti dalle relazioni familiari e le modalità di relazionarsi con gli uomini. Molte donne si sono purtroppo totalmente identificate in questi atteggiamenti e comportamenti, tanto da essere le prime a voler mantenere lo “status quo”.
La parità dei diritti, che sulla carta è stata conquistata dalla donna, ad oggi rimane irraggiungibile finché “solidarietà e responsabilità sociali” non prevarranno sul “familismo”.

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139° Open Championship di St. Andrews, Scozia al Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews


Royal and Ancient Golf Club of St. Andrews – Swilkan Bridge

Nello splendido e suggestivo Old Course del Gotha del Golf, il R&A Golf Club di St. Andrews, dove aleggia sempre un’aria di sacralità’, si e’ verificato un fenomeno che, sicuramente, si andrà’ consolidando nel prossimo futuro.

Dopo parecchie edizioni, un tabellone blu, ovvero quasi tutto Europeo ha premiato la Vecchia Europa ed ha certo rallegrato il mitico “Monty” Colin Montgomerie, Capitano della Ryder Cup che si terra’ prossimamente.

Colin Montgolery (Monty) assieme a Nick Faldo nel 1993. Foto di Repertorio della Ryder Cup

Potremmo dire che e’ stato l’Open degli …esordienti, non tanto ‘rookies’, quanto under 35.
Abbiamo infatti visto uno scatenarsi di giocatori, si’ conosciuti, ma non proprio nel range dei primi del mondo, che si ‘giocavano’ le prime posizioni alternativamente, prima uno, poi l’altro, poi di nuovo l’altro…. una contesa affascinante quanto ‘thrilling’, mentre il sudafricano Louis Oosthuizen stava saldo in testa con un bel distacco arrivato fino a 10 colpi, terminando a 4 giri con un favoloso -16.

Il Vincitore con un inarrivabile -16:
il sudafricano Louis Oosthuizen
chiamato “schreck” dagli amici

Louis Oosthuizen, Schreck per gli amici in uno dei suoi swing morbidi ed eleganti… pieni di potenza!

Un secondo posto molto battagliato, fra Paul Casey, Kaymer, Stenson e McElroy e Lee Westwood vede alla fine la vittoria di quest’ultimo con -9.
Paul Casey

Lee Westwood, inglese, 37 anni, esce dal rough alla 17

Quattro giornate faticose anche da seguire, dal primo giorno il giovanissimo nord irlandese Rory McElroy (21 anni) ha fatto sognare il pubblico con un giro in 63 colpi, 9 sotto il par,

Rory McElroy, nord irlandese ventunenne, 3° classificato

purtroppo il secondo e’ incappato nel vento e nel brutto tempo ed ha portato a casa un pesantissimo 80, riuscendo pero’ a recuperare nelle due giornate finali, classificandosi al 3° posto con grande tenacia, pari merito con l’inglese Paul Casey (33 anni) e lo svedese Henrick Stenson (34).

Paul Casey, condivide il 3° posto Erik Stenson, buffo salto… di gioa?

Le ultime due giornate hanno visto un’escalation di bellissimo golf, giocato da un manipolo di giocatori che si rincorrevano a colpi di birdie, si sono visti anche parecchi eagle, specie alla 18, buca decisamente facile se arrivi in green con il drive od un legno…
Insidiosissimo e molto diverso da tutti gli altri campi sui link, il mitico campo del St.Andrews, l’Old Course, culla del Golf mondiale, con i suoi green doppi, i fairways costellati da bunker che, ricordando i ripari delle pecore… ai primordi del golf, lasciano appena appena entrare il giocatore che… incautamente ci si era andato a trovare.
Il Bunker alla 17, la buca della strada, chiamata appunto “the road hole”.
il Bunker della 17, la buca della strada

Abbiamo visto un Tiger, a volte anche sorridente, ma il cui gioco ha lasciato a desiderare… ce ne vorrà’ ancora un po’ perché’ si rimetta dalle sue ferite del corpo e dello spirito! Per questa volta ha chiuso al 23mo posto!
Tiger Woods, nella classica ‘mise’ nero/rosso, dell’ultimo giorno.

Il nostro Edoardo Molinari (anni 29),reduce dalla recente splendida vittoria all’Open di Scozia, ha giocato bene, incappato anche lui nel brutto tempo e’ finito 27mo.
Lo vedremo alla Ryder Cup? Ci auguriamo di si’.

Il nostro eroe… Edoardo Molinari

La rosa dei primi e’ davvero singolare.. il sudafricano Louis Oosthuizen (28 anni) ha dominato le ultime due giornate, tallonato da Casey, Westwood, Kaymer, Erik Stanson….

Lee Westwood reagisce all’aver sbagliato un putt alla 16
Martin Kaymer

che si guadagnavano un birdie, lo perdevano… tutto in un “su e giù” altalenante che ha reso veramente competitiva l’ultima giornata di gara, nonostante il sudafricano si fosse messo al sicuro ed era impossibile raggiungerlo!

Certo viene da fare un po’ di considerazioni con il tabellone finale di questo Open Britannico, ‘The Open’ come lo chiamano gli scozzesi, l’Open senza vincere il quale non ci si può’ considerare “golfisti arrivati”.
Si aprono nuove visioni all’orizzonte, nuovi volti di giovani speranze che … molto più’ in fretta che in passato, raggiungono fasi di forma e stile di gioco che riescono a gestire più’ facilmente dei campioni della vecchia scuola… anche se e’ pur sempre una scuola di “ieri” e non di molto tempo fa!

Un bello show personale e’ stato dato da Miguel Angel Jimenez… un grande campione, che ha divertito il pubblico alla 18 con uno splendido colpo all’indietro perche’ la palla era finita proprio nel borso sotto le tribune. Sara’ sicuramente ricordato come Il Colpo dell’Anno.

Miguel-Angel-Jimenez
Miguel Angel Jimenez, spagnolo.
Chiamato affettuosamente “el viejo” oppure “il meccanico” perche’ possiede una Ferrari che ama smontare e rimontare.

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… E IN SCOZIA IL GREEN SI TINGE DI AZZURRO

Edoardo Molinari riceve la Coppa
dello Scottish Barclays Open

E così’ ce l’abbiamo fatta!!!
Tre punti esclamativi ci stanno proprio bene per commentare la grande performance che ci ha mostrato un duo tutto azzurro, i fratelli Edoardo e Francesco Molinari, giocare assieme le 18 buche di Loch Lomond in Scozia e vincere (Edoardo) il Barclays Scottish Open, con uno splendido -12 davanti a Darren Clark a -9 che pur aveva giocato molto bene con i suoi colpi corti giocati… sul velluto!

Il nostro Francesco perde la chance di mantenere il terzo posto, quando dopo un bel drive alla 18 sferra uno stupendo attacco alla bandiera con un secondo colpo veramente magistrale … palla da eagle che sarebbe potuta entrare in buca… ma sborda di 30 cm, rimanendo pur sempre un’ottima palla da birdie… ma si sa’… la paura fa 90 ed il nostro bravissimo Chicco ha terminato con un onorevole par. L’emozione di stare sul green della 18 a Loch Lomond assieme al fratello che sta per vincere uno dei Tornei più’ importanti del Tour Europeo gli ha sicuramente fatto tremare la mano destra.

Edoardo e Francesco Molinari

Prima di Edoardo nessun italiano era riuscito a vincere una delle Competizioni piu’ importanti del mondo golfistico, oggi addirittura due italiani sono stati protagonisti di questa stupenda e difficile gara.

Diffile soprattutto per i giocatori abituati al Tour Americano… dove i fairways sono larghi come autostrade e lunghi per poter sparare colpi da 300 e passa yards…. e per i quali gli insidiosi fairways scozzesi con il loro frondosi alberi, le buche con i dog leg studiati ad arte per lasciar passare il vento e poi proprio il vento scozzese che la fa da padrone e non perdona un piccolo errore, fa risultare il gioco piuttosto difficile.

un bello swing di Edoardo

Doppiamente entusiasmante quindi la finale di questo Torneo, una bella pagina di sport che verra’ riportata sugli annali del golf.

Perdoniamo quindi ad Edoardo il grave errore alla 15, che ci ha fatto sudare quattro camice per lo stress (lo sa bene Mario Camicia che stava commentando in diretta assieme a Silvio Grappasonni), col terrore che si fosse disunito, ma che alla fine non e’ stato così’ penalizzante.

Ci ha fatto inoltre molto piacere sentirlo parlare con la bella signora bionda che gli ha consegnato la Coppa in uno splendido inglese senza tentennamenti.

Un’occasione in cui l’Italia si e’ decisamente meritata un 110 e Lode…. ne avevamo bisogno!

Grazie Edoardo e grazie Francesco Molinari!!!

Alla prossima settimana al mitico St. Andrews!

Brunella Clementel

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RULLO DI TAMBURI… ODORE DI SANGUE

Era una splendida notte africana, miliardi di stelle tappezzavano il cielo con la splendida costellazione della Croce del Sud che campeggiava quasi ad oscurare tutte le altre con la sua bellezza….
Profumo d’Africa, quel profumo che ti entra nel cervello e non ti lascia piu’ ovunque tu vada per il resto della tua vita… chiudi un attimo gli occhi, pensi intensamente e lo senti nelle narici !

Era la meta’ del 1966 ero a Kainji, nell’ovest della Nigeria, con i miei genitori.
Eravamo in giardino, era stato costruito un villaggio per gli “expatriates”, così venivamo chiamati noi “non indigeni” che eravamo lì per la costruzione di una delle dighe in terra piu’ grandi del mondo.

Era un mercoledì sera verso le 9… il buio nero africano illuminato dalle stelle… era la serata in cui al Club inglese si giocava a Bingo, quella sera… non ricordo perchè… non ci andammo come usavamo fare di solito.
Usciti in giardino richiamati dal suono incessante dei tamburi che proveniva dal villaggio vicino pensammo ad una festa al villaggio cosa che capitava abbastanza di sovente.

Ando’ avanti tutta la notte… sapevamo bene che quando  veniva festeggiato un’avvenimento speciale, un matrimonio, una nascita o altro… il suono dei tamburi si poteva protrarre tutta la notte, quindi non ci preoccupammo piu’ di tanto, anzi eravamo felici per e con loro.

Al mattino  un silenzio innaturale gravava sul nostro villaggio…
…Il giardiniere non si fece vedere… cosa molto strana,
lo steward  nemmeno… della bambinaia neanche l’ombra…
fu a questo punto che cominciammo a preoccuparci.

La stessa cosa succedeva tutto intorno a noi… nelle altre case… nelle altre famiglie…

…Alcune ore dopo arriva una telefonata dal cantiere … con voce concitata…   ci dicono:
“Non uscite di casa…. e’ in corso un eccidio… si stanno ammazzando tutti… ieri notte i tamburi comunicavano la preparazione all’assalto ed in mattinata si sono scatenati… le strade costellate di morti… impiccati sul ponte che porta al cantiere… altri uccisi con colpi di machete… sembra l’apocalisse… appena possibie torniamo a casa e decidiamo cosa fare !!!”.

Non c’era molto da fare in effetti… Kainji è in una posizione particolare…nel cuore della Nigeria… foresta da tutte le parti senza strade percorribili… venne stabilito un quartier generale nel circolo degli italiani… ogni nazionalità aveva il suo circolo dove ci si poteva riuniva per passare un po’ insieme….in quel frangente i circoli servirono come rifugi pattugliati…
Dovemmo abbandonare le case… La ragione e’ semplice: gli Ibo (etnia della Nigeria del Sud) erano stati attaccati brutalmente… erano quelli che lavorano presso noi “expatriates”… come boys tuttofare… come giadinieri… come drivers… cuochi… oltre ad altri lavori negli uffici, nei magazzini etc… la maggior parte di religione cristiana.
… ebbene dove potevano cercare riparo queste persone ?
…ovviamente presso le persone che le conoscevano e presso le quali si recavano ogni giorno per lavorare… quindi da noi ‘bianchi’.

…La cosa era oltremodo pericolosa perchè se si dava asilo a chiunque fosse lontanamente un IBO … si riconoscevano dalla marche tribali…gli Ibo non ne avevano, mentre gli Hausa  sì (l’etnia mussulmana che dava loro la caccia)… si rischiava di venire ammazzati assieme a loro… come successe a Lagos a due coniugi inglesi e altrove…
D’altra parte come resistere di fronte ad una persona che diventava grigio cenere per il terrore e che ti chiedeva in ginocchio in nome di Dio… un Dio qualunque… di nascondere lui e la sua famiglia altrimenti sarebbero stati massacrati senza pieta’ …
Quale cuore di pietra avrebbe potuto resistere e sbattere fuori quelle persone, magari una persona che hai visto tutti i giorni, con cui a volte hai riso e scherzato…

Venne quindi presa la decisione da parte della Direzione di far abbandonare le case, cosa che facemmo per tre giorni e tre notti, accampandoci al circolo italiano…

Abbiamo dormito molto poco quelle tre notti, c’erano solo sedie ed alcune sdraio… ma il sonno comunque non sarebbe venuto sapendo che in giro stava succedendo la fine del mondo… gente impazzita… si diceva che prima delle battaglie si drogassero con noci di cola e altri allucinogeni… e poi col machete in mano…
…persone che fino al giorno prima erano del tutto normali… il giorno dopo a causa di un qualche ordine impartito dall’alto… da quale pulpito non è dato sapere… si trovavano a girare come ossessi con il machete in mano ad uccidere qualsiasi IBO trovassero…
…era molto pericoloso non avere le marche tribali Hausa (due strisce parallele sulle guance)… e molti Ibo, ma anche Yoruba (altra etnia della Nigeria centrale) che non avevano le loro… se le facevano fare… ma per farle cicatrizzare non ci voleva poco tempo (dopo aver fatto i tagli si metteva del sale nelle ferite per non far cicatrizzare la pelle), per cui dovevano stare almeno un mese nascosti chissà dove…anche in mezzo al bush con tutti i pericoli e senza cose da mangiare ne’ da bere se non quelle che trovavo sul posto…

Siamo venuti poi a sapere che dietro al circolo dove eravamo asserragliati noi italiani erano nascosti un centinaio di IBO… certo se li avessero scoperti, non sarei qui a ricordare tutto questo, oltre tutto avevo con me la mia piccola di pochi mesi che dormiva tranquilla nel suo porte-enfants !
In quei giorni e quelle notti insonni si discuteva molto sul come fuggire, come aprirsi un varco nella foresta verso il Ghana, che era lo stato piu’ vicino, usando gli haulpack e i caterpillar con jeep di uomini armati a chiusura della spedizione… ma eravamo talmente pochi e la foresta troppo insidiosa.

In quell’occasione l’Orgoglio Italiano, di cui vado ancora fiera, si mostro’ in tutta la sua generosita’.
Gruppi di uomini, a turno, uscivano con la jeep, nonostante la mattanza, per raccogliere i feriti e portarli all’Ospedale che veniva poi pattugliato da noi italiani.
Una credenza dei nativi narrava che se una persona veniva ferita con un colpo di machete e non muoriva, non si poteva ‘finirla’ perchè gli spiriti maligni sarebbero entrati in te…
Così si riusci’… almeno temporaneamente… a salvarne parecchi, continuando così tutti i tre giorni e le tre notti, incuranti del pericolo.
Non mi risulta che persone di altre nazionalita’ si siano mosse con lo stesso scopo.

Solo dopo alcuni giorni, nonostante i ripetuti appelli… arrivarono i poliziotti… sembrava quasi avesse obbedito anche loro ad un ordine superiore: “lasciate che si annientino…. poi intervenite !!!”

La cosa non finì lì…molte altre cose sono ancora nel mio cuore e nella mia mente, incancellabili….

L’Africa è bella, affascinante, struggente e spesso… anche spietata !!!

Era scoppiata proprio a Kainji, l’avvisaglia della guerra civile fra le due etnie, gli Hausa e gli Ibo, quella che passa col nome di “Guerra del Biafra” e che duro’ per molto altro tempo.
I motivi? Mah, chi dice religiosi, chi a causa del petrolio, chi la imputa alla ricerca dell’indipendenza del Biafra…
Gli Ibo erano una popolazione radicata piu’ nel delta e nel sud del Paese e, come tutte le popolazioni che vivono in prossimità di porti, a causa dei maggiori e continui contatti con le civilta’, anche straniere, sono piu’ eruditi, avevano i posti di comando, mentre gli Hausa vivono di pastorizia e coltivazione di arachidi.
Gli Ibo, per la maggior parte cristiani, gli Hausa di religione mussulmana.
Oltre a queste due etnie c’e’ anche quella degli Yoruba, decisamente in minoranza ma comunque coinvolta, suo malgrado, nell’eccidio.

Ebbene, quanto sopra è successo piu’ di 30 anni fa ed è di questi giorni la notizia di ennesimi e continui eccidi eccidi che avvengono nella stessa area e piu’ a nord in Nigeria…
dove ho vissuto parecchi anni, sembra che a Maiduguri ci siano stati 600 morti…ricordo benissimo pero’ che le notizie… filtrate per i giornali stranieri… danno numeri notevolmente inferiori alla realta’….
Sembra, purtroppo, che non esista modo per evitare che l’uomo continui ad uccidere il fratello per futili ed inesistenti motivi, se non la ricerca della supremazia economica (leggi le sette sorelle) camuffata da contrasti religiosi ???

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Il Miracolo del Cieco

Il MIRACOLO DEL CIECO
ovvero: Potenza del Marketing e Messaggi Pubblicitari”

Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con
un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto:

«Sono cieco, aiutatemi per favore»

Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo
alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi,
senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi
scrisse sopra un’altra frase.

Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo
cappello era pieno di monete e di banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato
lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa
vi avesse annotato.

Il pubblicitario rispose: ‘Nulla che non sia vero, ho solamente
riscritto la tua frase in un altro modo’.

Sorrise e se ne andò.

Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era
scritto:

“Oggi è primavera e io non posso vederla”.

Morale.
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai
che poi andrà meglio.  

 

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Donna cadavere nello spot degli strofinacci – inno al femminicidio

LASCIO A VOI CONSIDERARE QUESTA ”CAMPAGNA PUBBLICITARIA”

commissionata da una ditta di casoria, nel napoletano

Donna cadavere nello spot degli strofinacci

Esplode la polemica: inno al femminicidio

L’azienda si difende dalle accuse delle parlamentari Pd e Sel
che scrivono alla Boldrini: «Tempesta in un bicchier d’acqua»


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Lo spot con l’uomo «assassino»

NAPOLI – Lui mostra uno strofinaccio fucsia, lei giace morta sul letto. Il claim a caratteri cubitali: «Elimina tutte le tracce». È lo spot commissionato dall’azienda Clendy di Casoria che ha fatto gridare all’«inneggiamento al femminicidio» alcune parlamentari di centrosinistra. Che hanno investito della questione addirittura il presidente della Camera Laura Boldrini. MaStefano Antonelli, consulente marketing dell’azienda, respinge con decisione le accuse al mittente: «Siamo dinanzi alla classica tempesta in un bicchiere d’acqua. C’è stata una lettura distorta del messaggio. Certo è che non c’è alcuna ispirazione al femminicidio: chi lo afferma lo fa in maniera davvero impropria».

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La seconda versione dello spot con la donna «assassina»

«IRONIA» – «La ditta – spiega – voleva far leva sull’ironia del
messaggio: sul manifesto si vantano le doti del nuovo prodotto che, assicura, “ammazza” lo sporco. Ci dispiace che ci sia stato questo clamore mediatico – aggiunge Antonelli – è semplicemente un messaggio pubblicitario, come tanti altri, che serve a richiamare l’attenzione. Nessun intento offensivo verso le donne, come dimostra anche la doppia versione del manifesto
(con il cadavere di un uomo e l’«assassina» con lo strofinaccio, ndr). Anzi da ieri sera siamo noi ad essere oggetto di messaggi offensivi».

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PAT: FINANZIARIA 2013 …OTTIMO LAVORO?

Direi che in questo caso non possiamo affatto lamentarci del lavoro dei nostri Assessori e Consiglieri Provinciali.

Citerei alcuni punti della Finanziaria 2013 che sono stati ‘corretti’ in meglio da alcuni emendamenti che hanno particolarmente attirato la mia attenzione.

Gli amici Ugo Rossi del PATT (assessore provinciale alle politiche sociali), assieme a Bruno Firmani, Consigliere IDV, hanno proposto un emendamento sul Reddito di Garanzia, un intervento che migliora tale strumento ampliandone la portata al cosiddetto “popolo delle partite Iva”. L’emendamento  estende le misure previste dal reddito di garanzia (di per sé uno strumento di welfare che avvicina  il Trentino ai paesi più avanzati del Nord Europa) alle persone che perdono il lavoro e che dispongono appunto di una partita Iva.

Ma anche le amiche ‘donne’ non sono state da meno!!!

Approvato un emendamento della consigliera Margherita Cogo, emendamento volto a favorire gli inquilini ITEA che si trovano in una situazione di morosità verso l’Ente. Con l’approvazione di questo emendamento ora chi si trova in situazioni di morosità potrà rimanere nell’alloggio ITEA sino ad un miglioramento della propria situazione economica, pagando un incremento del 30% sul proprio canone d’affitto. Un provvedimento “tampone” che  ha la positività di  preservare dallo sfratto i nuclei familiari  che si trovano in un momento di crisi economica.

Un’altro punto molto interessante per il lavoro femminile e’ stato raggiunto dalla consigliera Sara Ferrari e che riguarda gli incentivi alle imprese:
anche le nuove piccole imprese agricole femminili possono godere degli incentivi per la copertura dei costi di avvio sostenuti nei primi cinque anni dall’apertura, come le imprese giovanili e femminili degli altri settori (legge sugli incentivi alle imprese).

 

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“Sul ponte sventola bandiera bianca” di Maurizio Sbrana

“Sul ponte sventola bandiera bianca”

Monti studia il taglio delle tasse e Napolitano chiede equità nei programmi economici…
MERAVIGLIOSO!

Occorre tuttavia – come sempre –  considerare la REALTA’.
La realtà è un concetto oggettivo, e se ne possono osservare i contorni, partendo dalle statistiche economiche ufficiali.
Esse  informano che nel secondo trimestre del 2012 (rispetto allo stesso periodo dell’anno passato), si sono avuti i seguenti dati:

ITALIA     FRANCIA     GERMANIA     SPAGNA

* P I L    ………………      – 2,5%     + 0,3%           +  1,0%                – 1,0%
* Produz.industr. …..   – 8,2%     –  2,6%             ——–                 – 6,3%
* Deb.Pub./ Pil  ……..    123%        89%                82%                   73%
*********************************

Come si può osservare, purtroppo la nostra Italia è in coda dappertutto!
E come ormai ammettono  (quasi) tutti, le misure messe in campo dal Governo Monti, per fronteggiare la crisi, improntate esclusivaamente adobsoleti concetti, di scuola marcatamente vetero-monetarista, non fanno che peggiorare la situazione (anche se, oggettivamente, la responsabilità principale del caos in cui è precipitato il Paese -con i ristoranti più pieni del mondo…- non è di Monti, ma dei Governi che lo hanno preceduto, ed onestamente nemmeno soltanto quelli ultimi di Berlusconi…).

SIC STANTIBUS REBUS,

cosa mai si può ‘escogitare’ per tentare di arginare la crisi, almeno per quello che può competere all’Italia?
La parola ‘magica’ è una sola:   C R E S C I T A !

Ma come si può riavere la crescita, se il mercato è paralizzato ormai dalla ‘paura del futuro’ e dalla drammatica realtà del presente?
DOBBIAMO  assolutamente – e nel più breve tempo possibile – varare una RIFORMA FISCALE, che abbia soltanto due punti focali:

1) redistribuire il carico fiscale dalle fasce meno abbienti a quelle più benestanti, mediante l’applicazione integrale del dettato dell’Art.53
della nostra Costituzione, attaccando in tal modo in maniera seria e puntuale la massiccia evasione fiscale e la corruzione insite nel
nostro sistema economico nazionale, e:

2) richiedere ed ottenere un contributo straordinario, anche se in misura soft e magari limitato nel tempo, alle classi più agiate (quel 10%
di italiani che secondo Bankitalia detengono circa la metà dello stock di ricchezza nazionale, costituito per i 2/3 da proprietà immobiliari).

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Non occorre essere allievi di Premi Nobel per l’Economia, per comprendere che l’unico modo per far ripartire la CRESCITA, è quello di dotare le fasce popolari di un maggior potere d’acquisto, mediante la diminuzione della pressione fiscale a loro carico (ricordo che il Minfinanze ci dice che il 93% dell’Irpef è versato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati…).
Ciò farebbe gradualmente riassorbire la disoccupazione, innescando quel circolo virtuoso tale da riattivare in breve volgere di tempo la ripresa dell’economia nazionale.
A quel punto avrebbero allora senso le parole che MONTI ebbe a pronunciare nel suo discorso programmatico alle Camere nel Novembre scorso:  RIGORE-CRESCITA-EQUITA’…
Ma Monti avrà la volontà e la ‘libertà’ di farlo ???

SPERIAMO!   Altrimenti, i mercati ci distruggeranno definitivamente.

Maurizio Sbrana da Lucca.

P.S.:  Se volete informarVi su una PROPOSTA DI RIFORMA FISCALE IN SENSO COSTITUZIONALE, scaricatela dal sito di  ASSOCIAZIONE ART.53.

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BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI

Buon 1° Maggio a tutti!

Oggi, 1° maggio, giornata mondiale densa di significati, ma ahimè quasi vuota di speranza per le centinaia di migliaia di giovani senza lavoro e tutto il resto che segue e di cui siamo ben consci.Ricevo questo post da un’amica carissima, Elena Solcia di Arco e con piacere lo inoltro a chi mi segue.

Alcuni aforismi per riflettere e un buon 1° Maggio a tutti: a chi il lavoro ce l’ha e magari è anche un “privilegiato” possessore di posto fisso (finché la dura). A chi invece il lavoro l’ha perso o lo sta cercando, ai precari, ai pensionati e agli studenti, alle casalinghe, agli “esodati”, agli italiani, ai comunitari e agli extracomunitari….
Perchè il lavoro va festeggiato al di là di tutto: era, è e rimarrà una delle basi della nostra vita, così come la libertà, la dignità e la legalità.
Il lavoro va festeggiato, anche se purtroppo il suo “valore” sembra perdersi nel nostro panorama politico, culturale ed economico.
Martin Luter King ha detto: “Dobbiamo accettare la delusione che è limitata, ma non dobbiamo mai perdere l’infinita speranza”, mentre Margaret Mead (antropologa) ha affermato:” Non dubitate che l’azione di un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo: essa è in realtà la sola che vi sia mai riuscita”.
E allora diamoci da fare, tutti al lavoro – per non trovarci come l’omino della vignetta -, ma cercando di non perdere la speranza di poter fare qualcosa perchè le cose possano cambiare!!
“La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature”.
Franklin Delano Roosevelt
 
“Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esiste solo paura e insicurezza”.
John Lennon
“Il Governo ha due doveri, quello di mantenere l’ordine pubblico a qualunque costo ed in qualunque occasione, e quello di garantire nel modo più assoluto la libertà di lavoro”.
Giovanni Giolitti
 
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LE 14 LEGGI EUROPEE PIU’ FAVOREVOLI ALLE DONNE

  • TRENTO, PALAZZO DELLA REGIONE – SALA ROSA (PIAZZA DANTE)
    dalle 16 alle 19,30
  • BOUQUET DELLE 14 LEGGI EUROPEE PIU' FAVOREVOLI ALLE DONNE
    L’evento promuove la Ricerca condotta dall’associazione francese Choisir la Cause des Femmes (fondata negli anni ’70 da Simone de Beauvoir, Gisèle Halimi e dal premio Nobel Jacques Monod), diffusa grazie alla rete tra associazioni e di cui Italia dei Valori, unico partito in Italia, intende farsi portavoce istituzionale. Partecipano esponenti dell’Italia dei Valori insieme a rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali.
    ========================Come Coordinatrice Donne IDV del Trentino, in collaborazione con il Gruppo Consiliare, ho organizzato per venerdi’ 10 febbraio 2012, nel pomeriggio, alla Sala Rosa della Regione, dalle 16,30 alle 19,30/20, un incontro che Italia dei Valori sta ripetendo in molte regione d’Italia, per presentare l’iniziativa “La Clause de l’Européenne la plus favorisée”, ovvero le 14 leggi europee piu’ favorevoli all donne.
    Un progetto che raccoglie, dopo un approfondito studio, le quattordici migliori leggi europee per le donne. Nessuna di queste leggi è stata ancora promulgata in Italia, motivo per cui IdV ha sposato questa iniziativa per promuovere la loro discussione e approvazione anche nel Parlamento italiano.

    Le organizzatrici del Progetto che porta il titolo ”La Clause de l’Européenne la plus favorisée” sono la Senatrice IdV, Giuliana Carlino e l’Assessore Provinciale di Massa Carrara Sara Vatteroni, Responsabile Nazione del progetto.

    Saranno, ovviamente, invitati i rappresentanti della Stampa e delle TV locali.

    Oltre agli allegati relativi alle 14 leggi piu’ favorevoli, elenco piu’ sotto le persone che  saranno presenti.

    In attesa di una graditissima e numerosa vostra presenza, rinnovo a tutti i migliori auguri per un Migliore Anno Nuovo !

    Brunella Clementel
    Coordinatrice Regionale Donne IDV Trentino
    Resp. Area Dipartimentale Economia di Genere e Pari Opportunita’

    LAVORI :
    – il Consigliere Provinciale Bruno Firmani co-firmatario di alcuni ddl a favore delle donne,
    – la dott.ssa Iris Franceschini, psicologa e Coord. Donne IDV Alto Adige,
    – Senatrice Giuliana Carlino,
    – Dott.ssa Sara Vatteroni Assessore della Provincia di Massa Carrara
    – l ‘avvocato Eleonora Stenico di Trento, Consigliera di Parita’,
    – Modera: Brunella Clementel

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L’evoluzione della rappresentanza di genere nelle Istituzioni

DOCUMENTO di INDIRIZZO

Le Consigliere delle Assemblee legislative delle Regioni
e delle Province autonome di Trento e Bolzano, riunite a Roma il 17 e 18 novembre 2011 per il

1° Forum delle Elette presso la nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati

premesso che

‐ la promozione delle pari opportunità nell’accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive rientra tra i principi generali dell’ordinamento ai quali il legislatore – statale e regionale – devono attenersi nell’esercizio della propria potestà legislativa;
‐ le Regioni promuovono, come organismi costituzionali e istituzioni della Repubblica, la rimozione degli ostacoli che impediscono la piena parità di genere nella vita sociale, economica e culturale e dunque a
promuovere la parità di accesso alle cariche elettive;

ritenuto che

‐ solo rafforzando le politiche di promozione della parità di genere si può realizzare una presenza equilibrata tra uomini e donne nelle istituzioni e nei posti di responsabilità degli organi economici, amministrativi e politici;
‐ risulta imprescindibile un dialogo strutturato tra le forze politiche e la società civile al fine di garantire il principio della parità dei sessi nell’accesso alle cariche elettive;

considerato che

‐ è essenziale intervenire in maniera coordinata sulla legislazione regionale, preliminarmente in materia elettorale, al fine di tutelare, promuovere e garantire il riequilibrio della rappresentanza e conseguire un’autentica parità di genere;

invitano i Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e Province autonome a:
1. convocare Consigli regionali straordinari che affrontino l’emergenza della sottorappresentanza femminile nelle Istituzioni regionali e parimenti la necessità di leggi elettorali a riequilibrio e garanzia della parità di genere;
2. introdurre negli Statuti regionali principi tali da perseguire la piena rappresentanza di genere nelle leggi elettorali, nei regolamenti interni di funzionamento delle Assemblee e nei governi regionali;
3. incardinare presso le competenti Commissioni consiliari le proposte di legge presentate;
4. istituire, ove non già presenti, le previste Commissioni o Consulte femminili o delle Pari opportunità e le Commissioni delle Elette al fine di garantire la parità di genere;

convengono

1. anche alla luce delle più recenti sentenze della Corte Costituzionale, di intervenire in materia elettorale, introducendo meccanismi legislativi di riequilibrio:
A) in caso di opzione per la reintroduzione delle preferenze all’interno di un sistema elettorale plurinominale, operando decisamente in favore della “doppia preferenza” sul modello della legge elettorale della Regione Campania;
B) in caso di opzione per il sistema uninominale, operando in favore della presentazione, all’interno del medesimo schieramento, di un numero paritario di candidature di donne e di uomini, ovvero in favore del così detto meccanismo “binominale”, che prevede la doppia candidatura uomo/donna per ogni schieramento in ogni collegio;
C) nel caso di lista bloccata entrambi i sessi devono essere rappresentati al 50%, prevedendo l’alternanza di genere nella composizione della lista;

2. di prevedere, in caso di mancato rispetto dei meccanismi di cui sopra al momento della presentazione delle liste, l’inammissibilità delle stesse;

3. di introdurre anche misure antidiscriminatorie nella legislazione elettorale, in grado di ridurre il difetto di rappresentanza di genere;

4. di realizzare, anche con interventi normativi, la piena cittadinanza politica, sociale ed economica delle donne garantendo la parità di accesso alle cariche direttive delle società partecipate pubbliche o controllate dalle Regioni e dagli enti locali; convengono altresì • di istituire in maniera permanente, all’interno della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee delle Regioni e delle Province autonome, il Forum delle consigliere regionali e delle Province autonome, dando mandato, in via transitoria, al Comitato di coordinamento di elaborare una proposta di regolamento di funzionamento; di collaborare con le Elette nelle Assemblee degli Enti locali e parlamentari, con le Consulte e le Commissioni femminili e con tutte le organizzazioni che operano a favore della parità di genere e gli organismi associativi di riferimento;

• di promuovere e curare  – attraverso il coinvolgimento di tutti i poteri pubblici competenti, centrali e territoriali – campagne di informazione, utilizzando – quali strumenti di conoscenza – lo scambio di buone pratiche e l’analisi delle tendenze con particolare riferimento alla dimensione statistica della parità di genere così come avviene già in modo consolidato negli altri Paesi europei;

• di interloquire, anche attraverso il Comitato paritetico Senato‐Camera‐Conferenza, con il Parlamento e con le competenti commissioni parlamentari al fine di portare le proprie istanze in merito alla discussione dei progetti di legge che intervengono in materia di pari opportunità secondo quello spirito di leale collaborazione alla base della cooperazione tra le Istituzioni della Repubblica.

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Trento, la citta’ piu’ vivibile d’Italia

Castello del Buonconsiglio - Trento

 

 

Non e’ senza soddisfazione ed orgoglio che pubblico questa notizia, anzi gia’ negli anni passati Trento si era posizionata al primo posto in Italia per essere una citta’ a ”misura d’uomo”.
Ora Trento si riconferma per il secondo anno consecutivo al vertice della graduatoria per la qualita’ della vita. La classifica elaborata dall’Universita’ La Sapienza di Roma per Italia Oggi, pone Trento al primo posto seguita da Bolzano, Pordenone e, via via, da tutte le altre città fino a Trapani, fanalino di coda.
La classifica è effettuata prendendo in considerazione differenti parametri: affari e lavoro, ambiente, criminalita’, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita.
“Questa classifica – commenta il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai – ci conferma una sensazione che noi tutti abbiamo vivendo qui, cioe’ la fortuna di essere nati in una comunita’ e in un territorio nel quale si vive bene e nel quale nonostante le difficolta’ vi sono indicatori molto positivi”.
“Questi risultati – prosegue il presidente Lorenzo Dellai – ci devono aiutare ad affrontare un anno difficile come quello del 2012. Possiamo attraversare questa crisi nella coscienza che il Trentino ha le risorse pubbliche, private e collettive, le risorse materiali e soprattutto quelle non materiali, ovvero morali e quelle civili per guardare al futuro con relativa serenita’…Io ritengo che questi dati ci dimostrano come questo sia possibile, che il Trentino possa attraversare la crisi senza veder disperso il suo grande patrimonio di valori e di solidita’”.

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Trento: Castello del BuonconsiglioIDV SPORT TOURnobavagliolibertadistampaVasto - Incontro Donne IDV - settembre 2011Vasto - Incontro Donne IDV - settembre 2011
Vasto - Incontro Donne IDV - settembre 2011Camera dei Deputati
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Alcune riflessioni sull’Anno che verra’….

Carissime Amiche, carissimi Amici,

un altro anno si avvia alla conclusione e se, come ho sentito in questi giorni in TV, questo sarà il peggior Natale e Fine anno
degli ultimi cinquanta anni, brindiamo alla sua dipartita augurandoci di aver toccato il fondo e di poter riprendere un cammino in ascesa.

Ci sono motivi di speranza?

Durante il 2011 abbiamo assistito alla ribellione di intere popolazioni dopo decenni di sottomissione; l’Europa comincia a capire che l’unità politica sarà l’unica strada per la sopravvivenza del continente e che, prima o poi, dovrà imboccarla; in Italia ci siamo finalmente liberati di Berlusconi, e non è poco; la classe politica, tutta, ha alzato le mani, riconoscendo la sua pochezza, e si è arresa, ed anche questo non è poco.

E’ vero, si prevede un inizio di anno in recessione, ma l’euro ha già perso il 10% rispetto al dollaro e ciò migliorerà le possibilità dell’export nel mondo, inoltre il Trentino prevede una crescita del PIL superiore all’1%; se la manovra del Governo, pur dolorosa, e, soprattutto le misure che Monti prenderà per rilanciare il mercato del lavoro saranno efficaci, potremmo avere buone notizie dopo il primo quadrimestre.

Se a tutto ciò corrisponderà un risveglio di coscienza degli italiani e un rinnovato spirito di solidarieta’, non possiamo non augurarci un

 

SERENO NATALE ED UN FELICE ANNO NUOVO !

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UNA DOLCE VOCE DI DONNA PER UN SERENO NATALE DEDICATO A TUTTE LE DONNE DI TUTTI I COLORI … DI TUTTI I CREDI

Ave Maria by Celine Dion

“Secondo un’antica profezia, giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine ad un mondo di pace e armonia.” (“La profezia della Curandera” – di Hernan Huarache Mamani)

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LA STORIA DELLA RENNA RUDOLPH

CONOSCEVATE LA STORIA DELLA RENNA RUDOLPH,
FIDA COMPAGNA NELLE NOTTI BUIE DI BABBO NATALE  ?
RENNA RUDOLPH

RENNA RUDOLPH

TANTI AUGURI !!!

  • La renna Rudolph
    Rudolph era una piccola renna del Polo Nord. Era una renna piuttosto particolare perché il suo naso non un normale naso da renna nero e umidiccio, ma era un enorme naso rosso luccicante come una lampadina.
Per colpa di questo nasone incredibile, tutte le sue compagne non facevano che prender in giro il povero Rudolph.
La mamma e il papà lo consolavano, ma tutto era inutile: Rudolph si disperava, piangeva e preferiva starsene in disparte, piuttosto che essere deriso.
    In una fredda e nebbiosa sera di Vigilia , Babbo Natale era molto preoccupato: non sapeva proprio che pesci pigliare in quanto c’era una nebbia così densa che non si vedeva ad un palmo dal naso.
    “Povero me – si disperava Babbo Natale – come farò a portare i regali ai bimbi che mi stanno aspettando? Che tristezza! ”
    Pensieroso Babbo Natale guardò le sue renne, che lo stavano a guardare tristi e mogie e ……. Lo sguardo gli cadde su Rudolph, il cui naso per la tristezza luccicava più del solito.

    All’improvviso Babbo Natale si mise a cantare e a ballare come un matto, tanto che le renne pensarono che gli fosse andato di volta il cervello.
    Babbo Natale aveva avuto un’idea fantastica:
“Rudolph, piccolo mio, tu stanotte guiderai la mia slitta…… Il tuo nasone rosso ci illuminerà la strada come un faro nella notte! ”
    Rudolph non sapeva cosa rispondere, temeva di non essere in grado di condurre la slitta in giro per il Mondo. A questo punto le compagne di Rudolph si accorsero di essere state un po’ sciocche e iniziarono a incoraggiarlo, con applausi e salti.
    E così anche quel Natale tutti i bambini ebbero i loro giocattoli e da allora Rudolph, grazie al suo naso speciale, guida la slitta di Babbo Natale

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STONATURE

Stonature

Fino all’ultimo minuto, ieri sera, i fedeli seguaci di Berlusconi hanno difeso, dentro le aule istituzionali e nei talk show mediatici, l’operato del governo fedele ai dictat che l’Europa ha imposto all’Italia.
Hanno dimenticato di ricordare come si è arrivati a quei dictat, hanno anche dimenticato quanto fossero vuote di proposte i proclami fatti all’Europa, ma hanno ripetutamente sottolineato quanto sia a cuore del PDL il benessere dell’Italia per cui tanto si affannano.

Fino all’ultimo minuto, ieri sera, Berlusconi con il fedele Letta hanno difeso, nella riservatezza delle stanze di palazzo Grazioli, prima, e del Quirinale, poi, la necessità … di difendere la persona dell’ex premier dalle grinfie della giustizia e le aziende dell’ex premier  ormai orfane dell’ombrello protettivo della politica. E l’Italia con i suoi problemi? Nessuna indiscrezione è trapelata, neppure ai suoi fedeli è venuta in mente una difesa d’ufficio.

D’altra parte quando mai i problemi degli italiani sono stati nel mirino di Berlusconi e del suo governo?

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WHAT FOR DOING NOW?

Proprio cosi’

Questo potrebbe essere l’interrogativo che ci possiamo porre in un inglese colloquiale….
cosa fare adesso?

Sibilla Cumana

Solo la Sibilla Cumana potrebbe dircelo con uno dei vaticini “sibillini” che erano ancora piu’ complessi della domanda che re ed eroi andavano a farle!
Bene, Mr. B e’ certamente arrivato ad una svolta. Si e’ visto nello specchio delle votazioni come una persona che ha perso il potere eterno che forse pensava di avere.
Si dimettera’, non si dimettera’… passo indietro, avanti, di lato…. mah!

Certo e’ che in questo momento sta salendo al Colle per parlare con il Presidente della Repubblica.

Cosa possiamo augurarci: Governo tecnico guidato da un personaggio apprezzato a livello mondiale o votazioni anticipate?

La situazione e’ veramente drammatica, alcuni dicono che l’agonia sia finita stasera…. chissa’

Impersonando l’Italia nella Mitica Fenice non ci resta che aspettare e vedere cosa rinasce dalle sue ceneri.

La Fenice, uno splendido uccello mitologico, dall’aspetto di un’aquila reale con piumaggio coloratissimo, era noto perche’ rinasceva sempre dalle sue ceneri. Tutti noi, suppongo, siamo d’accordo sul fatto che la nostra Penisola e’ veramente un ‘Bel Paese’ e puo’ tornare ad avere l’appeal che ha avuto in passato.

Ancora minuti …logoranti… dopo tempi duri

« Così la neve al sol si disigilla,
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla. »
(Dante, Paradiso XXXIII, 64-66)
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GOVERNO TECNICO, RIBALTONE, NUOVE ELEZIONI ?

Possiamo, finalmente, dire che ‘è fatta!’ ?!?
Tra uno o due giorni, al più tra una o due settimane, questo governo non ci sarà più.

Mr. B. avrà terminato di far danni.

Prendiamo atto, però, che Mr. B. cadrà per implosione del PDL, per autodistruzione, perché anche i più accaniti difensori della ‘poltrona’ e dei privilegi ad essa connessi si sono resi conto che non è più possibile alcuna resistenza.

in God's name, GO!

IN NOME DI DIO, VATTENE !

L’opinione pubblica, nazionale ed internazionale, è al limite di sopportazione.

Basta leggere l’editoriale del Financial Times del 4 novembre.

Efficace e rapido nel varare leggi, norme e decreti vantaggiosi per il suo padrone e premier, questo governo ha messo in evidenza tutta la sua pochezza, tutta la sua inadeguatezza quando si è trattato di far fronte alla crisi economica internazionale e legiferare per rilanciare la crescita dell’economia italiana tanto da dover essere messo sotto tutela dalle Istituzioni europee.

Dobbiamo però prendere anche atto della contemporanea sconfitta delle opposizioni che in anni di reiterati attacchi ai personalismi del premier e di denunce di malgoverno ha, di fatto, dovuto attendere che il PDL perdesse i suoi pezzi dall’interno, vantandosi, al massimo, dell’azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica ma senza riuscire a costruire una credibile alternativa.

Guidata da una oligarchia di politici di lungo corso, più attenti, anch’essi, a conservare posizioni di potere per mantenere clientele e voti, l’opposizione non è riuscita a trovare una via unitaria da proporre, dividendosi in ogni occasione, in mille distinguo e mille veti reciproci.

L’esperienza delle ultime elezioni, nelle quali si è puntato sugli uomini e non sulle alchimie dei partiti, nelle quali sono stati gli uomini i vincitori, e non gli esponenti imposti dai partiti, avrà insegnato quale dovrebbe essere la strada da seguire?

Occorre un reale cambiamento che solo donne e uomini nuovi possono interpretare, donne e uomini che non rappresentino ancora gli apparati dei partiti o che da quegli apparati siano stati allontanati.

AUGURI !!!

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LEGGE ELETTORALE E ”SENTIMENTO DEGLI ELETTORI”

Il fatto che sempre più spesso e sempre più, nei vari schieramenti politici, si senta dire che ci si debba turare il naso prima di esprimere il proprio voto, ci da una misura di quanta fiducia godano i nostri partiti, di quanto siano capaci di interpretare la realtà quotidiana, di quale seguito i loro rappresentanti siano in grado di convogliare.

Sembrerebbero discorsi di antipolitica, di qualunquismo se non facessimo riferimento a dati oggettivi raccolti dai sondaggisti di professione.

In Italia, meno del trenta per cento degli intervistati si sente ben rappresentato dalle istituzioni politiche; cioè settanta elettori su cento‘si turano il naso’ quando vanno a votare.

Non hanno migliore considerazione, conseguentemente, gli uomini che guidano e rappresentano i vari partiti. Tra coloro che dichiarano di votare un partito, mediamente sessanta su cento afferma di criticare anche i loro stessi leader.

Tab.1 – Quanto è d’accordo o non d’accordo con la seguente affermazione?
“Spesso disprezzo anche i leader politici del mio partito”
(tra chi intende votare un partito)

 

Quello che piu’ mi colpisce, per personale coinvolgimento, è la posizione di Italia dei Valori, che, nonostante goda di quote percentualmente in crescita a livello nazionale, con un leader di sicuro successo, mostra un quadro veramente sconfortante.
Non basta rientrare nei dati dell’ultima colonna della tabella 1, laddove si dice che circa  settanta elettori di sinistra su cento, ‘disprezza spesso anche i propri leader’, ma viene evidenziato (nella Tab. 2) che soltanto undici elettori IDV su cento si sentono rappresentati dal partito che votano, hanno votato o voteranno (almeno…ci si augura che continuino a farlo!)

Tab.2  – Percentuale di coloro che ritengono di essere “molto rappresentati”  dal partito che intendono votare

Undici elettori su cento! I rimanenti ottantanove elettori di Italia dei Valori non si sentono rappresentati dal partito che, pure, pensano di votare.

Perché?

Vantiamo un leader trascinatore, carismatico, come SEL o di Lega Nord, ciononostante questi partiti mostrano percentuali più alte.

Non abbiamo correnti o raggruppamenti in lotta per la leadership come il PD, eppure l’IDV  esibisce dati inferiori, di poco, ma inferiori.

A che cosa dobbiamo, dunque, i successi di questo partito (IDV) abbinati ad una percepita scarsa rappresentatività dei desiderata dei suoi elettori?

Che probabilità ci sono di cadere nella trappola del ‘voto utile’ di fronte all’urna elettorale il giorno delle elezioni?

Si è parlato del “new deal” di IDV, del passaggio da una lunga fase di forte protesta al governo in carica ad uno stadio propositivo, costruttivo di una alternativa valida di governo, che tenga conto della difficile crisi economica mondiale, italiana in particolare.

Intuizione quanto mai feconda di prospettive, non ideologizzate, bensì pragmatiche, riguardanti il mercato del lavoro (tra i piu’ ingessati del mondo), lo sviluppo delle reti infrastutturali, i costi dell’energia, la competitivita’ e lo sviluppo delle imprese, lo snellimento della burocrazia.
Nel mio recente intervento a Vasto, in occasione dell’annuale “Incontro programmatico di Italia dei Valori”, ho espresso qualche interrogativo su chi dovessero essere gli interpreti di questo ‘new deal’: se gli stessi uomini che ancora oggi, in armi, vestono i panni dei combattenti del berlusconismo, oppure sia il momento di capovolgere la scena per presentare nuovi volti di donne e uomini ‘in doppio petto gessato’ più inclini all’ascolto, al dialogo, alla proposta.

Può essere questa una modalità per conservare i consensi e catalizzare i voti degli indecisi?

Non mancano, in Italia dei Valori, personaggi idonei a questi ruoli, annovera anche, tra le sue file,  donne impegnate ed oltremodo preparate. E, come è noto, nulla è miglior indice di cambiamento quanto la presenza di una donna in posti di governo.

Inoltre credo che nessuna compagine politica, per la posizione che oggi ricopre nell’arco degli schieramenti, possa, meglio di IDV, essere artefice di questo capovolgimento: trasformare il consenso che ha saputo captare, denunciando presso l’opinione pubblica, le nefandezze di una classe politica incapace, opportunista e rapinatrice, nella fedeltà ai valori propugnati dimostrando che è possibile un nuovo modo –  o molto antico, se vogliamo –  di esercitare il governo della ‘cosa pubblica’ non solo in nome, ma per conto dei cittadini.

 

Nota: Le tabelle sono prese dal sito http://www.analisipolitica.it

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UNA VENA MARXISTA NEL VATICANO ???

Questa volta il Vaticano ha parlato ‘chiaro e forte’ ! Ieri, in un documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, sono state avanzate queste tre proposte, del tutto condivisibili, sia sul piano logico che su quello economico-finanziario:
1) Istituzione di una ‘Banca Centrale Mondiale’ (per regolare il flusso degli scambi monetari);
2) Tassazione internazionale delle Transazioni finanziarie (sarebbe la famosa e mai applicata ‘Tobin Tax’…);
3) Bocciatura dello sfrenato ‘liberismo’ economico, senza regole e senza controlli adeguati (causa prima della crisi attraversata dall’intero pianeta). Chi non è d’accordo … scagli la prima pietra ! (Ricordo che il Vaticano … non è in ‘mano’ ai marxisti …).

 

Maurizio Sbrana da Lucca

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L’ECONOMISTA – 23 ottobre 2011

Domenica, 23 ottobre 2011
Oggi l’Italia, ancora una volta, è stata purtroppo DILEGGIATA da Francia e Germania: chi non ha seguito in TV la conferenza stampa del vertice europeo, è pregato di rintracciarla, e vedrà con i suoi occhi !
Poi la Commissione ci ha dato 72 ore per presentare misure serie e concrete…per la riduzione del debito pubblico ed il rilancio della crescita.
Domani i mercati finanziari come reagiranno?
D’altronde l’Europa è STANCA di noi, di un Paese che sarebbe molto meglio non esistesse, un Paese che con i suoi governi e la sua classe politica e dirigente sta facendo correre ingenti rischi a tutta l’area dell’euro…
Il ‘decreto Sviluppo’, che il governo non è in grado di comporre, per le forti differenze esistenti al suo interno, ora probabilmente entro mercoledì vedrà la luce: ma sarà composto, come al solito, non di riforme strutturali, ma di alcune misure strampalate, tipo condono fiscale (ancora un aiuto agli evasori!), tentativo di vendita di alcuni cespiti di proprietà dello Stato e forse qualche blanda privatizzazione. Sono certo che non affronterà il nodo centrale del problema:  la perdita di potere d’acquisto delle classi medio-basse, avvenuta negli ultimi anni, che dovrebbe essere ricostituita con un inversione di tendenza del sistema tributario, cioè far pagare di più a chi ha di più (Art.53 della Costituzione…), con la Riforma Fiscale di cui nessuno parla più!
Tutti hanno compreso che così non si può andare avanti!
Ma proprio tutti ???
Le ‘opposizioni’  sono veramente responsabili, oppure pensano che si possa ancora parlare di filosofia, forse non essendo in grado di leggere i segnali della matematica che ci dicono che stiamo veramente sull’orlo di un baratro (se non prendiamo urgentemente delle decisioni ‘rivoluzionarie’).
Come si fa ad essere ancora DIVISI  politicamente, mentre il ‘Titanic’  affonda, portandosi dietro tutti ?  Qualcuno vuole un governo di responsabilità nazionale, qualcun altro vuole invece andare alle elezioni subito,  altri ancora un governo tecnico …
Io ormai spero soltanto nella saggezza e nella volontà del Presidente Napolitano, che comunque dovrebbe al più presto ‘scendere in campo’ !!!
Cari saluti a Tutti e …Buona Fortuna (ma questa volta ce ne vorrà moltissima!!).

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EQUILIBRI

EQUILIBRI
Un partito che, a livello locale, conta poche centinaia di iscritti, può non subire uno scossone per l’ingresso di un nuovo venuto se questi ha un qualche peso politico?

Puo’ evitare la rottura di equilibri un nuovo iscritto che sia persona pubblica e porti con sé un curriculum ed una esperienza di politica attiva in una compagine locale poco abituata a trattare la real-politik?

Una rottura che investe inevitabilmente equilibri interni ed esterni.

Equilibri interni che si ripercuoteranno sui rapporti di forza, che pure sono presenti, sulle ambizioni personali coltivate, sulle conquiste che potevano sembrare raggiungibili, sulle riconferme di posizioni già raggiunte.

E sospetti, conseguenti alle frustrazioni subite, sul significato da attribuire e sulle possibili finalità di una trattativa tenuta segreta anche ai pochi, esponenti più attivi che guidano il partito sul territorio.
Un aspetto così ‘padronale’ della gestione, tante volte condannato quando si tratti di addossarlo all’avversario politico.

E possibile rottura di equilibri esterni, con ripercussioni sui rapporti con gli altri partiti di maggioranza e di opposizione, conseguenti alle precedenti appartenenze e frequentazioni che un politico di professione ha intrattenuto con altri partiti e con la società civile.

L’annuncio ufficiale, sarà sostenuto dalla presenza del Partito nazionale?
E’ questo che rivelerà l’importanza della novità, che darà un peso ed una misura all’evento, che svelerà, soprattutto, se la rinnovata corrente locale seguirà la politica nazionale del partito, o rivendicherà una sua ‘autonomia’ di scelta di campo.

Solo il futuro chiarirà le situazioni che si sono aperte e solo dopo questa attesa sarà possibile avere un confronto e valutare comportamenti individuali.

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DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA: Il new deal dell’Italia Dei Valori

MOZIONE CONGRESSUALE – Vasto – Palazzo D’Avalos –

16-17-18 settembre 2011

Brunella Clementel

Coordinatrice Regionale Donne Trentino

“DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA”
Il new deal dell’Italia Dei Valori 

Nulla di più azzeccato del “new deal” di roosveltiana memoria, lo slogan del nostro Presidente “dalla protesta alla proposta”.

La necessità di un “nuovo corso” di fronte alla disastrosa situazione economica in cui versava l’America negli anni venti del secolo scorso, ricalca esattamente la disperata situazione dell’Italia di oggi che necessita di una forte “proposta” non tanto di un nuovo governo, quanto di un nuovo modo di governare che ci risollevi dalla melma in cui il berlusconismo ci ha sospinti.

L’Italia Dei Valori è in prima linea: sono nostri i valori che oggi devono essere messi in campo.

Mi pongo, però, anzi pongo a tutti, un quesito: chi traccerà la strategia del ‘nuovo corso’?
Quali uomini e, permettetemi, quali e… quante donne, saranno strateghi e strateghe del new deal dell’IDV?

Coloro che sono abituati a demolire, saranno in grado, di ricostruire credibili alternative?

I colonnelli perennemente armati e pronti a contrastare, confutare, eccepire, le opinioni ed i comportamenti del “nemico”, saranno in condizione di ascoltare, discutere e accettare  pareri e tesi di avversari politici ? E’ sufficiente togliersi l’elmetto per essere persone diverse?

Possiamo al limite, giustificare il maschilismo, o machismo, del nostro partito fino a ieri,

– tempo della protesta -, al grido: “…guerrieri in prima linea, donne e bambini al coperto”, ma oggi?

Vogliamo ancora ignorare le sensibilità e le doti delle donne IDV?

Continuiamo a citare statistiche che sottolineano come le poche Aziende governate da donne si comportino meglio, in tempi di crisi, di quelle in cui le donne sono escluse; a noi, donne IDV, sembra che l’Italia sia un’azienda con l’acqua alla gola e vorremmo partecipare  al salvataggio.

Noi siamo pronte ed il partito dell’Italia Dei Valori è la piattaforma più indicata per questa esperienza.

Altrimenti, quale cultura mettiamo in campo per il ‘nuovo corso’? La spettacolarizzazione, il populismo, la personalizzazione e tutto quanto caratterizza oggi il nostro sistema politico ci permetteranno di rielaborare una relazione tra un progetto culturale originale e la vita politica? Attraverso quali strumenti e per mezzo di quali rappresentanti?

Il degrado del linguaggio e dei comportamenti pubblici cui il berlusconismo ci ha trascinato, ci permetterà di riaffermare il valore dell’etica e della legalità?

Arroganza e volgarità continueranno a sopravanzare sulle regole della convivenza civile?

Sono fermamente convinta che il riscatto da tutto ciò è iniziato ed è in corso.

E’ iniziato il 13 febbraio 2011, promosso dalle donne italiane con il movimento “Se non ora QUANDO?”

Un primo segnale che ha poi  trascinato gli italiani nelle successive elezioni amministrative e, di seguito, nei referendum. Un movimento di massa che ha riportato in auge termini come condivisione e partecipazione.

L’Italia dei Valori non non può sottovalutare la portata di quest’onda, non può ignorare il significato del contributo che le donne italiane possono dare.

IL ‘FAMILISMO’ ITALIANO

E’ un tema che sento particolarmente e che credo debba essere combattuto dalle donne perché, temo, in buona parte dipenda da noi stesse. Almeno da quel certo tipo di mamme italiane vittime di tradizioni arcaiche, frustrate per il crollo del mito del matrimonio, quelle mamme iperprotettive che difendono fino al parossismo… l’attaccamento alla famiglia.

Parlo del “familismo” la piaga sociale che sovrasta e annienta lo Stato perché pone come valore assoluto i legami familiari deresponsabilizzando gli individui dai vincoli della solidarietà sociale.

Non voglio con questo demonizzare la famiglia, la cellula base per la costruzione della società, voglio sottolineare il fatto che la giovane Repubblica Italiana è tuttora ancorata alla primordiale fase di nucleo familiare, al massimo di clan o tribù, e non è riuscita ancora a raggiungere lo stadio di società civile, come aggregato di cittadini.

Il familismo è amorale (Edward Banfield, 1958) perchè, non fidandosi della collettività si contrappone al senso civico, alla vita associata nella polis.

Sono manifestazioni di familismo tutte le situazioni in cui gli interessi della famiglia, del clan, del gruppo sono prioritari anche se in contrasto con quelli della società tanto da giustificare ogni tipo di comportamento, anche illegale. A cominciare dalla mafia, ‘ndrangheta e camorra; ma potremmo parlare anche di Comunione e Liberazione, una regressione tribale mascherata da comunitarismo e settarismo, o della Lega Nord con la sua aspirazione separatista malcelata nel federalismo che ha incantato anche gli operai della CGIL!

Ma parliamo di familismo anche trattando di corporazioni, di albi professionali, di caste, e di qualunque gruppo di interesse in grado di esercitare un potere influenzando quello politico.

Il rapporto Isfol 2007 è rivelatore: «Il miglior ufficio di collocamento in Italia resta la propria famiglia. Intesa in senso allargato: la rete dei parenti, degli amici, dei colleghi, dei conoscenti. Quella rete che con il tam-tam, informazioni riservate, le dritte giuste e infine la raccomandazione, può farti vincere la gara più combattuta di questi tempi, la gara per il posto di lavoro. Il curriculum, il colloquio, le lingue straniere: tutte carte importanti da giocarsi, ma mai decisive come la telefonata giusta alla persona giusta».

Una aberrazione, quella del familismo, che genera società chiuse, le une contro le altre in difesa o per la conquista di privilegi per i propri affiliati, una lotta alla cui base sono omertà e corruzione, in netta antitesi al “capitale sociale” nella sua accezione di risorsa morale di una comunità fondata sulla fiducia come bene pubblico, sulla responsabilità, sulla solidarietà e disponibilità alla collaborazione.

Anche nella economia nazionale il familismo esercita la sua influenza negativa. Una nazione con forte propensione al familismo, come l’Italia, con scarso orientamento alla comunità per la diffidenza nei confronti delle relazioni non-familiari, non solo avrà un apparato pubblico poco efficiente e corrotto ed una vita sociale in cui gioca un ruolo importante la criminalità organizzata, ma, nel mondo del lavoro, sarà costretta a dipendere dalle piccole-medie imprese di tipo familiare oppure dalle grandi imprese, purché statali.

Le piccole imprese possono essere molto efficienti, ma non possono affrontare gli attuali mercati globalizzati che necessitano di processi di produzione e distribuzione complessi e di ingenti capitali; e, d’altra parte, le grandi imprese statali sembrano essere molto meno efficienti delle grandi imprese private. Quindi, in definitiva, è il “capitale sociale” e non il “familismo” ad avere una profonda influenza sulla produzione di ricchezza.

Noi donne, noi mamme, portiamo ancora i condizionamenti storici e culturali del ruolo femminile imposto da una società arcaica. I diritti paritari, conquistati sulla carta, non saranno realmente da noi acquisiti fino a quando non riusciremo a modificare questa cultura. Due, quindi, gli obiettivi prioritari:

– una lotta culturale, più che giudiziaria, ad ogni espressione di familismo e tribalismo per portare la società ad una forma di democrazia degna di questo nome

il rilancio dell’istruzione pubblica e di tutti i mezzi di comunicazione in grado di alzare il livello culturale degli italiani a cominciare dalle giovani generazioni ma senza trascurare gli adulti.

IL FATTORE “D” RISORSA PER L’ECONOMIA

clicca per scaricare il file pdf    FattoreD_Xweb1,4

 

FATTORE "D" RISORSA PER L'ECONOMIA


Due parole, infine, sul lavoro svolto da un gruppo di Coordinatrici regionali, sotto la guida del prof. Sandro Trento e del Dipartimento Economia e Finanze, con l’obiettivo di individuare linee programmatiche per superare i gap di genere e generazioni che contribuiscono a frenare lo sviluppo e l’economia italiani.

Ne sono scaturite due pubblicazioni: la prima, raccoglie tutti i lavori individuali, mentre la seconda li compendia in una sintesi fatta dal Dipartimento Economia e Finanze che ne ha poi curato la fattibilità e l’analisi dei costi.

Sono particolarmente orgogliosa di aver partecipato a questo gruppo di lavoro, perché rappresenta un momento di partecipazione attiva alla politica nazionale ed un fattivo contributo all’Italia Dei Valori.

Ritengo sia questa la strada da perseguire ed incentivare: una stretta collaborazione tra iscritti e Dipartimenti tematici sia nella dimensione nazionale che in quella locale, nelle singole Regioni, per affrontare i temi politici di maggiore attualità, studiare possibili soluzioni e confrontare esperienze diverse.

Una nota a margine: un aspetto che non era stato preso in considerazione dal Gruppo di studio, ma che è prepotentemente uscito allo scoperto in molti dei lavori è il gap Nord/Sud che, a sua volta, causa ed alimenta i gap di genere e di generazioni: Arretratezza Culturale!

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SONDAGGIO: COME PORRE FINE ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

 

La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Essa non conosce confini né geografia, cultura o ricchezza. Fin tanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”. Kofi Annan.

Il 25 novembre e’ stata istituita la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sancita dalla risoluzione ONU n. 54/134 del 17.12.1999, tutte le donne del mondo chiedono con forza che si attivino specifiche azioni di contrasto e di prevenzione  contro ogni forma di violenza di genere.
 
L’Assemblea Generale dell’ONU ha ufficializzato tale data, che fu scelta in ricordo del brutale assassinio, avvenuto appunto il 25 nov.1960, delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo. Secondo l’Oms, una donna su cinque ha subito, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo. In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima della violenza di un uomo. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro o, comunque, forme di violenze domestiche: 8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi, hanno subito le aggressioni in casa. La violenza contro le donne lede profondamente i diritti e la dignità umana, non conosce differenze socio-culturali e non ha tempo nè confini. Si ritiene indispensabile contrastarla con risposte politiche coordinate, integrate e specifiche, idonee a coinvolgere l’intera società civile. Altra forma di violenza e umiliazione, non  meno odiosa e diffusa, si perpetua attraverso un uso  distorto dei media, che propone un paradigma avvilente della donna, offerta come oggetto d’uso e consumo, atta a celebrare la potenza economica come ‘status symbol’ e di conseguente prolungamento della virilità maschile.

È indubbio che tali provvedimenti si confermano primari nel contrastare la violenza sulle donne, residuato barbarico insopportabile, ampiamente praticato all’interno di una società che vuol dirsi civile.

Per l’anno in corso Amnesty International promuove azioni da attuare per garantire a tutte le donne il diritto a vivere una vita libera dalla violenza, puntando l’attenzione sullo stretto connubio tra povertà e violenza, sottolineando quanto lo stato di indigenza, in cui moltissime donne nel mondo sono costrette a vivere, conduca alla violazione dei loro diritti. Le loro vite sono segnate dalla violenza sessuale, dallo scarso accesso a un’istruzione adeguata e dalla mancata protezione dai rischi collegati alla gravidanza e al parto. La povertà, per queste donne, non è solo mancanza di reddito ma anche impossibilità di vivere una vita dignitosa, di partecipare ai processi decisionali e di fare sentire la loro voce.     

E’ necessario, inoltre,  incrementare ad ogni livello, le politiche di prevenzione e di ferma lotta alle violenze sulle donne; agevolando l’attuazione di programmi di azioni propositive e di spinte di emancipazione egualitaria. Un passo importante è, infatti, la lotta alla discriminazioni di genere, che contribuisce a valorizzare capacità, competenze, e partecipazione femminile in ogni ambito della società.
Brunella Clementel  

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Donne – Lavoro – Economia e Pari Opportunita’

Continuo il mio lavoro sulla ricerche di leggi, opportunita’, vantaggi (?!?) e protezioni di cui possono avvantaggiarsi le donne nella ricerca di un lavoro.

Sono graditi commenti e chiarificazioni.

DONNE – LAVORO – ECONOMIA E PARI OPPORTUNITA’

Leggi, raccomandazioni, interventi e stanziamenti finanziari riguardanti l’imprenditoria femminile e, più in generale, il lavoro femminile, rientrano nell’ambito delle pari opportunità tra uomini e donne, “Mainstreaming di Genere”, un principio la cui applicazione investe tutta l’Unione Europea, singoli Stati, Regioni ed Amministrazioni locali.
L’accesso al mondo del lavoro, la parità di trattamenti retributivi, il conferimento degli incarichi direttivi in tutta Europa è ostacolato per le donne, da molti fattori alla cui base è il mondo lavorativo che è “calibrato sulle esigenze maschili a scapito delle necessità della donna e della famiglia”. Allo scopo di livellare questo dislivello, da alcuni anni sono stati messi in atto strumenti normativi e finanziari onde favorire l’inserimento e la partecipazione della donna nel mercato del lavoro a tutti i livelli.
Il Consiglio Europeo ha adottato le Direttive 2000/43/CE e 2000/78/CE che forniscono il quadro generale per la parità di trattamento tra i sessi in materia di occupazione e condizioni di lavoro. Ha quindi emanato la Direttiva 2002/73/CE in materia di trattamento tra uomini e donne che l’Italia ha recepito con il Decreto Legislativo n. 145 del 30/5/2005 (cfr. G.U. n.173 del 27/7/2005).
Tra gli innumerevoli organismi istituzionali da ricordare, all’interno del segretariato delle Nazioni Unite, la “Division for the Advancement of Women (DAW)”, che si occupa delle questioni di genere.
Nel 2008 è nata la “European Commission’s Network of women in decision-making in politics and economy”, per facilitare lo scambio di una buona prassi nei processi decisionali per il miglioramento della parità di genere, (http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=418).
Da citare inoltre l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere (http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=2&langId=en&acronym=contact );
mentre nella promozione dell’imprenditoria femminile gioca un ruolo importante la “Enterprise and Industry DG” della Commissione Europea (http://ec.europa.eu/enterprise/index_en.htm)
la quale cerca di creare ambienti favorevoli all’avvio ed alla crescita di imprese femminili.
Consulenza ed informazioni alle donne imprenditrici sono anche obiettivi della “Rete europea per promuovere l’imprenditoria femminile (WES)” (http://temi.provincia.milano.it/donne/osservatorio_imprenditoria/osservatorio_ar.php?info=50&cat=4&zona=EUROPA).
L’Unione Europea attraverso la “Comunicazione COM 2006 – Tabella di marcia per la parità fra le donne e gli uomini 2006-2010” ha individuato alcuni obiettivi da perseguire in tema di parità: indipendenza economica, equilibrio tra attività professionale e vita privata, rappresentanza nel processo decisionale, con non meno attenzione alla eliminazione delle forme di violenza fondate sul genere, e dei preconcetti e pregiudizi sessisti. Gli strumenti finanziari a supporto delle azioni programmate sono in “Progress 2007-2016” http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/community_employment_policies/c11332_it.htm

Prendendo in considerazione l’Italia e la nostra Costituzione, la pari dignità ed uguaglianza di tutti i cittadini è già sancita negli articoli 3, 4, 29, 37 e 51.
La legge n.903 del 09/12/1977 sulla “Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro” sancisce l’uguaglianza e punisce le discriminazioni di genere; la legge n. 125 del 10/04/91 “Azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro” e la più nota legge n. 215 del 25/02/92 “Azioni positive per l’imprenditoria femminile” si interessano prevalentemente alle donne.
Le direttive europee sono recepite, oltre al citato Decr.Legislativo N. 145, in altre fonti legislative nazionali e locali quali il Decreto legge n.198 del 11/4/2006 “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” che dedica il cap.V, art. 21 e 22, alla promozione dell’imprenditoria femminile disciplinando il “Comitato per l’imprenditoria femminile”, un organo interministeriale cui partecipano rappresentanti degli Istituti di credito, del commercio, della piccola industria, artigianato ecc.
Presso le Camere di Commercio sono poi istituiti dei “Comitati per la Promozione dell’Imprenditoria Femminile(http://www.unioncamere.eu/content/view/13/38/lang,it/).
****

La moltitudine di leggi, decreti e raccomandazioni, sostenuta da relativi finanziamenti, unita ai molteplici Comitati promotori e Osservatori sorti a livello soprannazionale, statale e regionale, fino a livello locale, lascia intendere quanto sia ancora lontana la realizzazione di una vera parità tra i sessi.
La questione, infatti, non è tanto l’esistenza di leggi, ma la loro effettiva applicazione.
Pur vantando una normativa, nel complesso, non è inferiore a quella di altri Paesi europei, in Italia persiste una consuetudine quotidiana, un costume che ignora i cambiamenti dettati dalla legge, una deregulation che tiene in poco – o nessun – conto l’evoluzione della donna nella realtà odierna, riconosciuta, nell’ambito societario, da quelle stesse leggi.
Il principale nodo da sciogliere è culturale e risiede nel concetto tipicamente italiano di famiglia.
Deriva dai ruoli imposti nella vecchia, tradizionale “famiglia patriarcale” nella quale la donna è inserita in posizione ancora sottomessa all’uomo, padre o marito. All’uomo, la sfera pubblica, alla donna, la sfera privata, una sfera che tende ad isolarla dal mondo e la rende subalterna all’uomo.
In tempi più moderni, nel Ventennio, la filosofia non cambia: una serie di incentivi sociali ed economici a favore della famiglia numerosa, incoraggiano e sospingono la donna al ruolo di “madre”, produttrice di figli e dispensatrice di cure al marito ed agli anziani. Per non parlare, infine, della tradizione cattolico-cristiana che ancora oggi ritiene la donna colpevole della crisi della famiglia perché rifiuta il “suo ruolo tradizionale” nell’ambito della famiglia stessa.
La subalternità all’uomo, la cristiana sopportazione dei soprusi e delle violenze domestiche nonchè la devozione alla Chiesa non sembrano essere più moneta corrente.
La situazione in tutta Europa ed in molti settori è in evoluzione con rapidi mutamenti. Un sempre maggior numero di donne entra nel mercato del lavoro, una moltitudine che vanta una preparazione superiore a quella degli uomini ed un grado d’istruzione di base piu’ alto.
In Italia la situazione è in notevole ritardo rispetto al mondo industrializzato. Gli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona (2000) che impegnava l’Italia a raggiungere il 60% di occupazione femminile entro il 2010, è di la’ da venire: non si è neppure raggiunto l’obiettivo intermedio che era del 57% entro il 2005.
Rispetto all’Europa, quanto ad occupazione femminile, siamo al penultimo posto, superando solo Malta. Tra i paesi dell’OCSE, solo Messico e Turchia presentano tassi di occupazione femminile inferiori al nostro. Il nostro tasso medio, del 46,3%, è di undici punti inferiore alla media europea.
Eppure anche in Italia le donne mostrano livelli di istruzione superiori a quelli degli uomini: le laureate sono oltre il 57% contro il 43% dei laureati maschi; i loro voti sono più alti anche in facoltà tipicamente maschili, inoltre frequentano più corsi post-laurea dei colleghi maschi.
Dove finisce, dunque, questo potenziale di sviluppo e ricchezza?
Purtroppo in forme di lavoro atipiche, nel lavoro nero, nel precariato; per di più sottopagate rispetto agli uomini. Una ulteriore forma di discriminazione, questa, la cui conseguenza è l’aumento della femminilizzazione della povertà, da cui deriva una drastica e continua diminuzione della natalità.
E’ necessario intervenire non solo per un pur sano diritto di parità, me per una esigenza socio-economica che investe lo sviluppo del Paese.
E‘ opinione ormai ampiamente condivisa in tutto il mondo, tra economisti ed esperti del lavoro che le donne rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo economico di un paese. Scarsa produttività, carenza di profili professionali adeguati, aumento dell’invecchiamento della popolazione lavorativa possono essere combattuti incrementando l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro. Ed è altrettanto noto che, in quei paesi dell’OCSE che vedono una maggiore partecipazione femminile al lavoro, vi è un aumento della natalità.
La situazione italiana, anche in considerazione dell’attuale crisi economica, avrebbe molto da guadagnare nel favorire il lavoro femminile sostenendo, contemporaneamente, l’ascesa professionale delle donne.
Per raggiungere un qualche risultato non è però sufficiente mettere in campo politiche e strumenti istituzionali atti a valorizzare il potenziale femminile, se, contemporaneamente, non si agisce per una evoluzione culturale del paese:
– a livello sociale, per abbattere gli stereotipi di genere;
– familiare, per una equa condivisione del lavoro all’interno della famiglia;
– aziendale per l’abbattimento delle discriminazioni sul posto di lavoro.
Se l’occupazione femminile rappresenta un volano per far crescere il PIL, sbloccare la disoccupazione femminile attraverso politiche di sostegno alla donna ed alla famiglia, diventa il primo passo da affrontare. Non si tratta di valutare se le donne abbiano o meno voglia di lavorare, bensì mettere in campo politiche socio-economiche in grado di sollecitare l’occupazione tenendo presente che essa si riflette su tutta l’economia del Paese.
In molti paesi dell’OCSE, in alcune Regioni italiane ed in qualche azienda particolarmente sensibile, sono allo studio meccanismi a sostegno dell’occupazione femminile.
Le Aziende cosiddette Family-Friendly creano posizioni lavorative part-time o di telelavoro, forniscono l’asilo nido interno per lavoratrici mamme, concordano congedi parentali più ampi di quelli legali.
Potenziamento dell’assistenza sociale, soggiorni estivi, interventi di sostegno al reddito, asili nido e medicina preventiva, sono interventi delle Amministrazioni locali (Gender-Budgeting) che sostengono l’occupazione femminile. Così come politiche di defiscalizzazione per le nuove aziende rappresenterebbero valido incentivo all’imprenditoria femminile.

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LEGGE BAVAGLIO E NO INTERCETTAZIONI !

 

L’articolo che segue, risale al settembre 2009, si vede che con questo governo, i cicli e ricicli della Storia avvengo con successione rapida… a seconda degli interessi del ‘capo’ in quel momento.

E quindi riecco il processo breve… riecco il processo lungo… riecco la legge bavagli e ora… riecco il NO alle intercettazioni…

per il quale NO si dovra’ ottenere la fiducia attraverso una campagna acquisti che sembra gia’ in atto…

L’Italia e’ ormai un paese che ruota, come la Terra, intorno al Sole… intendo per sole… colui che la maggior parte degli italiani ha  votato in piu’ circostanze e che ancora fatichiamo a far scendere dal treno…. nonostante diversi scossoni gli siano stati dati… purtroppo lui si sente indispensabile o… meglio…

tutti indignati, tutti stanchi, tutti ‘non ne possiamo piu”, ma il ragazzo… si fa per dire e’ sempre saldo in sella circondato dai suoi paladini.

E’ una vergogna per l’intelligenza, l’etica e la morale degli italiani… non ho parole…. aspetto

 

L’iniziativa di Repubblica.it in collaborazione con il Festival del giornalismo di Perugia
Appuntamento il 3 ottobre per la manifestazione in piazza del Popolo a Roma

“Siamo tutti farabutti” Inviate le vostre foto

“Siamo tutti farabutti perché vogliamo una stampa (e una tv) libera!!!!”. Dieci domande, più una undicesima a sorpresa. E tutti con Repubblica sotto il braccio. Gli organizzatori del Festival del giornalismo di Perugia porteranno nei prossimi giorni in piazza del Popolo a Roma uno striscione con le dieci domande del nostro giornale. La manifestazione era prevista per il 19 settembre ma la tragedia dei militari italiani in Afghanistan ha indotto gli organizzatori a rinviare al 3 ottobre l’appuntamento

Una presa di posizione importante da “dentro” la categoria: il Festival di Perugia ospita ogni anno le migliori firme del mondo, è molto presente sui social network e sperimenta ogni giorno i nuovi linguaggi della comunicazione.

E noi invitiamo i lettori a inviare una loro foto con la scritta “Siamo tutti farabutti” oppure uno scatto mentre mostrano una copia di Repubblica. Le foto devono essere spedite a questo
indirizzo e-mail in formato jpg: risoluzione 800 x 600 pixel. Vanno indicati anche nome, cognome e città. Le immagini verranno pubblicate sul nostro sito. Vi preghiamo di non inviare più volte le stesse immagini per consentirci lo smaltimento veloce delle foto e la loro pubblicazione. Inviate a fotografie@repubblica.it

Per mandare adesioni e commenti potete anche utilizzare la pagina Facebook del Festival Internazionale del giornalismo di Perugia.

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La par­tita ita­liana tra donne e potere

RIPORTO UN ARTICOLO DI MOLTA ATTUALITA’ APPARSO SUL BLOG: http://www.sintesi.it/dossier/scacco-alla-regina/

SOCIETÀ

Scacco alla regina

La par­tita ita­liana tra donne e potere

I luo­ghi comuni da sfa­tare, i dati più aggior­nati, la vita di tre donne imma­gi­na­rie e
sette inter­vi­ste in esclu­siva. Quale sarà la pros­sima mossa?

di Andrea Lugoboni ed Erica Petrillo

Golda Meir, quarto pre­mier nella sto­ria israe­liana e per­so­nag­gio rico­no­sciuto tra i più potenti del XX secolo, veniva defi­nita “l’unico vero uomo al governo”: il suo piglio deciso ed ener­gico asso­mi­gliava molto a quello di un’altra “lady di ferro”, la col­lega bri­tan­nica Margaret Thatcher. L’italiana più popo­lare del 2009 è invece Cristina del Basso: 23 anni, ex con­cor­rente del Grande Fratello, sesta misura di reg­gi­seno. Ama defi­nirsi “ragazza con le palle”.

Quali sono oggi i modelli di lea­der­ship fem­mi­nile? Che peso hanno le donne nelle scelte che contano? Ne abbiamo par­lato con sette pro­fes­sio­ni­ste ai ver­tici nei rispet­tivi set­tori per cer­care di capire come gira dav­vero il mondo. L’Italia è all’ultimo posto in Europa per il tasso di occu­pa­zione fem­mi­nile, di ben undici punti per­cen­tuali sotto la media. Questo signi­fica che le ita­liane sono meno in gamba e ambi­ziose degli uomini, oppure che le regole del mer­cato del lavoro sono pen­sate al maschile? Le donne sono vit­time o car­ne­fici di que­sta situa­zione? E poi, siamo sicuri che sia meglio una donna in uffi­cio che in cucina?

FORTUNATE AL LAVORO, SFORTUNATE IN AMORE

La vita lavo­ra­tiva di una donna ita­liana è un per­corso a osta­coli tra casa e fami­glia. Proviamo a immer­gerci in que­sto equi­li­brio pre­ca­rio dando un’occhiata alla vita pri­vata di tre donne imma­gi­na­rie, cia­scuna rap­pre­sen­ta­tiva di un pezzo d’Italia: l’impresa, la scuola, la casa.

Ecco Silvia: 35 anni, fran­getta bionda mai fuori posto, trucco sem­pre per­fetto. Ai tempi del liceo era la migliore della classe, ora è il diret­tore mar­ke­ting di una società assi­cu­ra­tiva. Silvia fa parte di quell’esigua mino­ranza di donne ita­liane impie­gate in una posi­zione diri­gen­ziale. É una mana­ger rea­liz­zata e apprez­zata dai col­le­ghi, gua­da­gna bene e ha una bella casa col divano di pelle. Solo un rim­pianto: non ha fami­glia. Come poteva con­ci­liare l’impegno lavo­ra­tivo con l’attività di madre? Ha dovuto sce­gliere: o i figli o la car­riera. Anche Elena Casella, diret­trice d’orchestra, ci con­fida: «per avere suc­cesso sul lavoro è richie­sta la capa­cità di spo­starsi in luo­ghi diversi, in tempi ristretti e di lavo­rare spesso in orari serali. Sono suf­fi­cienti que­sti pochi ele­menti per esclu­dere dal mondo lavo­ra­tivo una donna con figli».

Passiamo a Mara: 38 anni, mamma di Luca e Matteo, inse­gnante d’italiano in una scuola ele­men­tare. «Ha l’aria un po’ stanca signora, come mai?». Le mani poco curate rispon­dono da sole: som­mando il lavoro fuori casa con quello casa­lingo, Mara lavora 36 minuti al giorno più di suo marito. Nel corso di un anno diven­tano 27 giorni da 8 ore cia­scuno (da L’Italia fatta in casa, di A. Alesina e A. Ichino). Sotto le occhiaie pro­fonde si illu­mina un sor­riso: la sua vita è una perenne corsa tra lava­trici e cami­cie da sti­rare, ma Mara ha un lavoro che svolge con pas­sione. Per lei la fami­glia è una scelta: fati­cosa e consapevole.

Spostiamoci ora ad Anna: donna ener­gica dalla risata scop­piet­tante. Lei non solo si occupa della casa, dei vestiti da lavare e della spesa, ma bada anche alle due figlie e al suo­cero anziano. Qualche volta però, prima di addor­men­tarsi, si chiede come sarebbe stata la sua vita se non avesse rinun­ciato al sogno di aprire un risto­rante. Con le figlie pic­cole e il suo­cero a casa, è stato eco­no­mi­ca­mente più van­tag­gioso uscire dal mer­cato del lavoro: una badante e una baby­sit­ter avreb­bero assor­bito in ogni caso tutto il suo sti­pen­dio. Certo, se ci fosse stato un asilo nido vicino a casa… ma in Italia solo un bam­bino su dieci rie­sce a otte­nere un posto e, secondo un son­dag­gio della Comunità euro­pea, una donna che lavora invece di dedi­carsi ai figli pic­coli è mal­vi­sta dalla mag­gio­ranza della popolazione.

L’AVVOCATO DEL DIAVOLO

Cosa ci rac­con­tano que­sti tre esempi? Evitiamo facili vit­ti­mi­smi e posi­zioni pre­con­cette. Le donne sono una mag­gio­ranza e se con­si­de­ras­sero intol­le­ra­bile il loro stato vote­reb­bero par­titi e poli­tici che inve­stono nel cam­bia­mento, o fon­de­reb­bero loro stesse un movi­mento. Proviamo ad ana­liz­zare alcuni luo­ghi comuni sulla con­di­zione delle ita­liane, lasciando da parte la reto­rica fem­mi­ni­sta e gli ste­reo­tipi da “angelo del focolare”.

Grafico iscritti asilo nidoPer esem­pio: «dedi­carsi a tempo pieno alla fami­glia con­sente alle donne di avere in media più figli». Ammesso che que­sto sia desi­de­ra­bile, comun­que se guar­diamo ai numeri i figli per donna in Italia sono 1,3 con­tro 1,8 in Svezia e 1,9 in Francia. Si potrebbe però ribat­tere: «quel figlio unico per donna avrà buone pro­ba­bi­lità di cre­scere sereno, cir­con­dato dalle cure materne». Vero, atten­zione tut­ta­via a non con­fon­dere un ambiente fami­liare armo­nioso con la sof­fo­cante defor­ma­zione ita­liana: il “mam­mi­smo”. Il fatto che i ragazzi nel nostro Paese lascino la casa dei geni­tori in media a 30 anni è dovuto sicu­ra­mente a nume­rosi fat­tori – tra cui il pre­ca­riato, il costo proi­bi­tivo della prima casa e degli affitti – ma dipende anche da una situa­zione fami­liare in cui è comodo per i gio­vani sci­vo­lare nel lassismo.

Grafico donne in posizioni di leadershipGli uomini comun­que obiet­te­ranno: «se tutte le donne che ora sono casa­lin­ghe si met­tes­sero improv­vi­sa­mente a lavo­rare fuori casa sarebbe un duro colpo per l’occupazione maschile». Una ricerca pro­mossa da McKinsey (Women Matter, 2007) mostra invece come le entrate di un’azienda aumen­tino fino al 20% dove si spe­ri­menta un mix di genere nei ruoli deci­sio­nali. I posti di lavoro creati dalla cre­scita eco­no­mica bilan­ce­reb­bero quindi la mag­gior com­pe­ti­zione gene­rata dall’ingresso di più donne sul mer­cato del lavoro. Tutti gli osser­va­tori eco­no­mici dicono – e lo ripete anche il gover­na­tore della Banca d’Italia – che se lavo­ras­sero tante donne quanti sono gli uomini, il nostro Pil aumen­te­rebbe del 17 per cento: una “manna” per l’economia.

Grafico donne tempo dedicato alla casaRestano ancora da sfa­tare i vec­chi pre­giu­dizi sulle capa­cità, del tipo «i dati par­lano chiaro, solo un’esigua mino­ranza della classe diri­gente è com­po­sta da donne. Questo signi­fica che evi­den­te­mente le ita­liane sono meno com­pe­tenti e deter­mi­nate». Le sta­ti­sti­che del Miur (mini­stero dell’Istruzione) mostrano però che tra il 2005 e il 2006 oltre il 28% delle 25enni ha rag­giunto la lau­rea, con­tro il 19% dei coe­ta­nei maschi. La domanda quindi è: «se le donne rie­scono meglio a scuola – hanno titoli di stu­dio più alti e, a parità di titolo, risul­tati più bril­lanti – dove viene persa que­sta supe­rio­rità quando dai ban­chi si passa al mondo del lavoro?».

Infine, l’ultimo muro: «le ragazze fre­quen­tano meno le facoltà scien­ti­fi­che: que­sta spro­por­zione si riflette neces­sa­ria­mente tra gli impie­gati nel set­tore indu­striale». Le lau­reate ita­liane in aree disci­pli­nari con­nesse con inge­gne­ria e costru­zioni sono obiet­ti­va­mente poche (solo il 29 per cento), ma que­sto dato è comun­que supe­riore di 4 punti alla media euro­pea, dove invece molte più donne hanno accesso a posi­zioni lavo­ra­tive di responsabilità.

DONNE AL VOLANTE

Milano, gior­nata umida e fredda. Silvia, tail­leur in tinta con la neb­bia mat­tu­tina, scende rapida dalla vet­tura del taxi. Il suono ner­voso dei tac­chi sull’asfalto sem­bra andare a ritmo con il tic­chet­tio del suo ele­gante oro­lo­gio da polso: sono le 8 e 25. Il con­ve­gno “Donne e Tecnologia” è ormai ini­ziato da qual­che minuto. Roberta Cocco, diret­tore mar­ke­ting di Microsoft Italia e respon­sa­bile di un pro­getto dallo stesso nome, ci rac­conta: «gli stru­menti tec­no­lo­gici (inter­net, email, video con­fe­renze) sono fon­da­men­tali per con­sen­tire alle donne di gestire il lavoro anche da casa. Si tratta di pas­sare a una meri­to­cra­zia che valuti i risul­tati e non le ore di per­ma­nenza in uffi­cio». Milena Gabanelli – gior­na­li­sta e con­dut­trice di Report – inter­vi­stata in esclu­siva, con­corda e aggiunge: «l’unica discri­mi­na­zione che con­di­vido è quella che riguarda il merito. Personalmente non ho mai par­te­ci­pato al movi­mento fem­mi­ni­sta né ho incon­trato alcun osta­colo in quanto donna. Ho piut­to­sto vis­suto la potenza della rac­co­man­da­zione, che è molto umiliante».

Nello stesso istante, qual­che cen­ti­naio di chi­lo­me­tri più a Sud sulla carta geo­gra­fica, anche Mara varca un ingresso: quello della classe II B di una scuola ele­men­tare bolo­gnese. Prima di abbas­sare la mani­glia, Mara si aggiu­sta i capelli e sistema il col­letto della giacca: ha biso­gno di qual­che secondo per togliere gli abiti da “mamma” e indos­sare quelli da “mae­stra”. Conciliare lavoro e fami­glia richiede una pre­ci­sione da oro­lo­gio sviz­zero, come ci con­ferma Lucia Impiccini, diret­tore mar­ke­ting di Air France Italia: «con la mater­nità ho sco­perto l’efficacia e l’efficienza, che ora applico con suc­cesso sia a casa, sia in uffi­cio». Per Mara l’organizzazione è impor­tante, ma la col­la­bo­ra­zione del marito Stefano è inso­sti­tui­bile: senza il suo aiuto non sarebbe stato pos­si­bile cre­scere due figli e lavo­rare. Anche una pro­fes­sio­ni­sta affer­mata come Milena Gabanelli si con­fronta quo­ti­dia­na­mente con gli stessi pro­blemi: «ho potuto per­met­termi di dedi­care molto tempo al lavoro per­ché mio marito fa l’insegnante e
poteva essere più pre­sente per nostra figlia. Se così non fosse stato chissà, forse avrei rinun­ciato al mio lavoro».

Quella stessa mat­tina, tra le ban­ca­relle di frutta e ver­dura del mer­cato di Napoli, si aggira Anna: una donna che al lavoro ha dovuto rinun­ciare per dav­vero. Nonostante la ressa e le pesanti borse della spesa, per Anna andare al mer­cato è un pia­cere. Il pro­fumo aspro degli agrumi la riporta con la mente alla sua pas­sione gio­va­nile: la cucina. Anche adesso che l’idea di aprire la trat­to­ria “I due limoni” è chiuso a dop­pia man­data in un cas­setto, Anna non può fare a meno di abban­do­narsi a quel pen­siero felice. Quando per esem­pio imbocca il suo­cero non auto­suf­fi­ciente, quando i bam­bini pic­coli la notte non si addor­men­tano, o quando ancora si sente persa tra ferro da stiro e lavatrici…ecco che quel ricordo fa capo­lino. Un pic­colo locale sul golfo di Napoli – cin­que tavoli, forse sei – tanti fiori in pri­ma­vera e delle belle tova­glie a qua­dri rossi: un posto sem­plice insomma, ma pulito e acco­gliente. Anna non sa nulla di poli­tica, ma se avesse sen­tito ciò che la sena­trice Emma Bonino ha detto per le pagine di Sintesi, sarebbe cer­ta­mente stata d’accordo: «occor­rono più risorse per ser­vizi di cura e assi­stenza che libe­rino le donne ita­liane dalla sorte che è toc­cata loro: occu­parsi di tutto ciò che lo Stato non fa, dal baby­sit­ting alle badanti. C’è biso­gno di una rivo­lu­zione cul­tu­rale, di una diversa ripar­ti­zione delle respon­sa­bi­lità in fami­glia e nel mondo del lavoro: lo Stato può aiu­tare que­sta rivo­lu­zione e incoraggiarla».

– UNA SPECIE DA PROTEGGERE? –

Quattro su cento è la pro­por­zione di pre­senze fem­mi­nili nei CdA delle aziende ita­liane. Quattro paia di scarpe col tacco ogni cento cra­vatte: insomma, una nul­lità. Se i numeri non tra­smet­tono molto, il con­fronto col pano­rama inter­na­zio­nale è d’obbligo. In Norvegia per esem­pio da gen­naio 2008 almeno il 40% dei mem­bri nei con­si­gli d’amministrazione devono essere donne. Per legge. Se un’azienda non è in regola, chiude i bat­tenti. Il prov­ve­di­mento nor­ve­gese è vin­cente anche da un punto di vista stret­ta­mente com­mer­ciale: «il mer­cato è com­po­sto da uomini e donne – afferma Roberta Cocco – per­tanto è fon­da­men­tale che le scelte prese nei CdA siano rap­pre­sen­ta­tive del mer­cato e della società». Verissimo, pec­cato che nel Belpaese l’idea di una più equa rap­pre­sen­tanza fac­cia fatica ad affer­marsi. Basti pen­sare che il nostro Parlamento è com­po­sto solo per il 20% da donne, nono­stante que­ste costi­tui­scano oltre la metà dell’elettorato. Negli ultimi anni le pre­senze rosa nelle “stanze dei bot­toni” sono in cre­scita; tut­ta­via l’aumento è tanto lento che, secondo McKinsey, la situa­zione è desti­nata a rima­nere immo­bile per i pros­simi trent’anni. A meno che non si cam­bino le regole del gioco. Tra le misure d’intervento pro­po­ste, le più citate non­ché vitu­pe­rate sono le solite quote rosa. Il dibat­tito è molto acceso e non man­cano posi­zioni diver­genti nello stesso mondo fem­mi­nile. Personalità come Milena Gabanelli sono deci­sa­mente con­tra­rie poi­ché «in poli­tica, come in tutti gli altri ambiti, quello che conta sono le capa­cità». Altre invece, come la regi­sta tea­trale Serena Sinigallia, riten­gono che «metà dei posti dovreb­bero essere asse­gnati alle donne. Se ci sono uomini più qua­li­fi­cati, amen. In un paese patriar­cale e maschi­li­sta come l’Italia, non è ancora tempo di pen­sare al merito; quello verrà dopo». La que­stione è aperta ed ela­bo­rare un modello di suc­cesso per il nostro Paese non è cosa da poco. Quote o non quote, que­sto è il pro­blema. Voi da che parte state?

IN SINTESI

Ore 22 e 30. Una lam­pada da tavolo illu­mina il volto di una donna china sulla scri­va­nia: è Mara che, con una penna rossa in mano e una blu nell’altra, cor­regge i temi dei suoi alunni, dal titolo
“Sogni e pro­getti: rac­conta come ti vedi tra vent’anni”. Chissà cos’avranno rispo­sto quei ragazzi a una domanda tanto dif­fi­cile… Certo il con­di­zio­na­mento dei modelli esterni, soprat­tutto quello di rivi­ste pati­nate e Tv, non può che influen­zare le aspet­ta­tive di un bam­bino. Elena Casella ne è pro­fon­da­mente con­vinta: «sono da tempo alli­bita dai modelli fem­mi­nili (fem­mi­nili? Forse sarebbe meglio defi­nirli “por­no­gra­fi­ca­mente sedut­tivi” o “accu­ra­ta­mente vuoti”) che ven­gono pro­po­sti dai media, mal­grado il mondo delle donne reali sia ben diverso». Concorda anche Marina Spada, inse­gnante di regia presso la Civica Scuola di Milano: «cre­sciamo immersi in una cul­tura che pro­pone per lo più esempi posi­tivi, eroici e di rea­liz­za­zione pret­ta­mente al maschile. Gli esempi fem­mi­nili, anche se di uguale livello, sono in gran parte rimossi o comun­que non valo­riz­zati negli stessi ter­mini. Non scor­dia­moci che la sto­ria la fanno i vin­ci­tori. Se man­cano validi modelli di rife­ri­mento al fem­mi­nile, le donne non avranno mai fidu­cia suf­fi­ciente nelle pro­prie capacità».

Mentre Mara si cruc­cia con que­sti pen­sieri, al set­timo piano di un edi­fi­cio nel cen­tro di Milano, delle chiavi aprono una porta blin­data: è Silvia, appena tor­nata a casa dopo un’estenuante gior­nata di lavoro. È dav­vero esau­sta e non ha ener­gie che per man­giare un boc­cone e infi­larsi sotto le coperte. Anche Anna è molto stanca: le pal­pe­bre pesanti si stanno per chiu­dere sui cal­zini da ram­men­dare, men­tre la voce metal­lica del con­dut­tore tele­vi­sivo si fa sem­pre più fievole.

Dopo aver accom­pa­gnato Silvia, Mara e Anna nel corso di una gior­nata, lasciamo che le nostre tre pro­ta­go­ni­ste tor­nino nel loro luogo d’origine: il mondo dell’immaginazione. Le loro vicende, per quanto fit­ti­zie, asso­mi­gliano a quelle di tante donne in carne e ossa; seguirle ci ha aiu­tato a vivere per qual­che minuto una situa­zione che gra­fici e sta­ti­sti­che non rie­scono a descri­vere altret­tanto effi­ca­ce­mente. Come debba pro­se­guire la loro sto­ria lo sce­glierà cia­scun let­tore. Giudicare que­sto stato di cose in ter­mini di “giu­sto o sba­gliato”, “buono o cat­tivo”, di “donna ver­sus uomo” non ha alcun senso. Ci piace quindi con­clu­dere affi­dan­doci alle parole di Emma Bonino: «la sto­ria pre­sente e futura potrebbe essere diversa. Ma dob­biamo lavo­rare ora per­ché lo sia. Per equità e civiltà, e anche per chi fosse meno sen­si­bile al tema per que­stioni eco­no­mi­che e di benes­sere: come fa un Paese a cor­rere in un mondo glo­bale, com­pe­ti­tivo e dina­mico se sacri­fica, mor­ti­fica, il capi­tale umano migliore – le donne ita­liane? Si può cor­rere una mara­tona senza una gamba? Non credo».

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Intervista con: Isoke Aikpitanyi – By NOPPAW

isoke aikpitanyi

Sono Isoke Aikpitanyi, ho compiuto da poco trenta anni.
Sono nigeriana, sono nata a Benin City, vivo ad Aosta dal 2003.

Di cosa ti occupi?

Mi occupo di ragazze, soprattutto nigeriane, vittime della tratta. Sono stata una di loro; arrivai in Europa nel 2000, inseguendo il sogno di un lavoro: avrei dovuto vendere frutta e verdura in un supermercato… ma capii ben presto che quella opportunità non era reale; la mia lotta contro l’obbligo di prostituirmi è passata attraverso sofferenze e violenze. Quando ne sono finalmente uscita, sono stata quasi uccisa. Per questo ho deciso di dedicarmi, volontariamente e senza compensi, al sostegno di tante: ho fondato un’associazione di vittime ed ex vittime della tratta, per dar loro voce e per essere la loro voce. Ho scritto un libro, partecipo ad eventi e manifestazioni per difendere i loro diritti e parlare dei loro drammi.

Che vita conducevi prima di venire in Italia? Pensi di incontrare difficoltà al rientro in Nigeria?

Nel mio paese facevo una vita semplice e povera, aiutavo mia madre al mercato; lasciai presto gli studi per questo, ma mia madre non ce la faceva a mantenere da sola nove figli e io cercai fortuna, sperando di poterla aiutare. Presto tornerò al mio paese per spiegare alle ragazze che dietro al sogno di un viaggio in Europa, c’è solo violenza, schiavitù, prostituzione. Sono diventata un’operatrice, non voglio definirmi una mediatrice. So che incontrerò problemi nel mio paese per svolgere questa missione, ne incontro molti anche nel mio nuovo paese, questa Italia che non sa liberarsi del tutto dal razzismo.

Pensi che il tuo lavoro possa in qualche modo stimolare la tua comunità a cambiare qualcosa? In che modo?

Sta cambiando la mentalità; le giovani africane credono un po’ meno alle storie del voodoo che spesso le soggioga e stanno imparando che le maman* non sono delle amiche, ma sono le loro prime sfruttatrici. Cambia tra le ragazze la percezione della legalità alla quale bisogna ricorrere anche se le leggi sono ostili e spesso inefficaci. Ora sto anche in un’organizzazione internazionale della comunità edo-bini (le tribù dell’Edo State di cui Benin City è capitale), quindi la mia lotta contro la tratta sta prendendo piede, ed è la lotta delle vittime che cominciano a dire basta.

Come è stata considerata la tua scelta? Chi ti ha appoggiata? Chi ti ha ostacolata?

All’inizio pochi hanno creduto in me, ero solo una ragazza uscita dalla prostituzione e denunciavo il fatto che non si sta facendo abbastanza per le vittime della tratta, nei paesi di provenienza e nei paesi di arrivo. Le stesse organizzazioni accreditate per sostenere le vittime della tratta non riescono a fare molto, ne avvicinano solo una su dieci. Molte di esse pensano che non ci si impegni abbastanza per aiutarle, e talvolta mi considerano anche colpevole. Quel che si  fa è troppo poco… Mi hanno ostacolata soprattutto i giri delle maman e dei trafficanti: sono stata minacciata, al mio compagno è stata rovinata l’auto ed è stato affrontato fisicamente da energumeni. Mi hanno ostacolato le leggi che non prevedono in nessun modo che una persona possa intervenire direttamente a sostegno di altre persone. Oggi anche i miei parenti in Africa mi mettono in guardia nel non tornare se non con una scorta, di solito questo consiglio lo si da ai bianchi, evidentemente ho dato fastidio ai trafficanti ed è esattamente quel che desideravo fare. Mi hanno appoggiata soprattutto gruppi di donne e gruppi di uomini che stanno riflettendo sulle responsabilità maschili rispetto alle violenze sulle donne. Mi hanno appoggiata molti media e alcune associazioni, ma, soprattutto, mi hanno appoggiata tante ragazze vittime della tratta.

Pensi di aver raggiunto qualche obiettivo che ti era prefissata?

Ho raggiunto un risultato: difendere la dignità delle giovani donne costrette a prostituirsi spiegando che la tratta è una cosa diversa dalla prostituzione. Purtroppo devo lottare ogni giorno, e ogni giorno affronto drammi e violenze: oltre 200 nigeriane sono state uccise in Italia negli ultimi quattro anni e, per dare un esempio di violenza, l’ultima riguarda una minorenne che si rifiutava di prostituirsi ed è stata massacrata. Aveva brandelli di carne che le cadevano dalla braccia, nella casa dove viveva la polizia ha trovato, con il Luminol, tracce del suo sangue ovunque, le hanno perfino fatto lo scalpo. I media ne parlano poco, io cerco di fare in modo che si sentano costretti a farlo. Così come è avvenuto per un viaggio di 600 disperati, partiti dalle coste africane a fine marzo e annegati tutti nel silenzio dei media e in quello delle coscienze. L’obiettivo che ho raggiunto è portare nella realtà italiana ed europea, almeno un poco, la voce delle vittime della tratta

Pensi che dovrebbe essere cambiato qualcosa nel tuo paese in relazione alla condizione delle donne? In che modo?

Il mio paese non è un paese povero: la Nigeria dovrebbe essere una potenza mondiale e, invece, la gente non tira avanti; la corruzione governa e quelli che una volta erano valori di una società antica e dignitosa sono diventati l’alibi per una corsa al business, per imitare gli inglesi colonialisti e gli americani. La donna è quella che porta avanti il peso della famiglia e dell’intera società: è una donna nigeriana ad aver combattuto i trafficanti di medicine false e mortali, sono donne a portare avanti progetti contro la tratta.. Le donne che non hanno diritti, come la mia povera mamma che sopportò la poligamia di mio padre e ne pagò le conseguenze, finendo col morire giovanissima, di fatica e malattia. Eppure, dico io, quando lei è morta ho sentito che dovevo ricordare la lezione di dignità che mi aveva dato e anche se i trafficanti avevano cercato di sottomettermi e annullarmi, ho alzato la testa, ho preso voce e sono diventata una donna di cui forse mia mamma sarebbe orgogliosa. La donna africana è la continuità del meglio dell’Africa. E quando finirà il business e l’abbrutimento, anche le donne che diventano sfruttatrici, le maman, scompariranno. Questo cambiamento può avvenire in un solo modo: tutte le donne devono alzare la testa e la voce, prendere il ruolo che compete loro nella società, contribuire a crescere i maschi con una nuova e diversa mentalità di genere e recuperare quel rapporto con la vita spirituale che è stato tradito dal materialismo: oggi tante chiese cristiane, tante sette cristiane, purtroppo apparentemente legate ai pentecostali, usano la fede per gestire il traffico di esseri umani e quant’altro.

* L’organizzazione della rete criminale e del racket nigeriano presenta caratteristiche particolari sia nei modelli coercitivi usati per costringere le ragazze a prostituirsi, sia per le forme di reclutamento e per le figure che ruotano attorno alla tratta. È infatti possibile delineare tre livelli organizzativi: il reclutamento che avviene attraverso la figura dello sponsor, la tratta vera e propria che avviene attraverso i mediatori e infine lo sfruttamento da parte delle maman. Una volta arrivate in Italia, le ragazze vengono consegnate alla maman che le priva dei documenti e degli effetti personali. Offre loro un posto in cui vivere (posto che dovranno pagare), una sorta di preparazione al lavoro che dovranno svolgere oltre ad adoperarsi a subordinare le ragazze anche attraverso rituali magici affinché il loro grado di soggezione sia sufficiente ad assicurarsi la loro obbedienza.

La maman, spesso è stata a sua volta prostituta e dopo essersi riscattata dal debito ha iniziato la “carriera” di sfruttatrice controllando il lavoro di piccoli gruppi di ragazze (massimo cinque), che consegnano a lei tutti i guadagni fino all’estinzione del debito, dopodiché riacquistano la propria libertà personale.

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Costi Standard dei Livelli Essenziali di Assistenza

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Problemi Applicativi del Federalismo nel Settore Sanitario

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Fondazione Zancan

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